Il Consiglio di Stato ribalta le decisioni del Tar del Lazio della scorsa primavera contrario al riconoscimento de visu per i clienti dei b&b, «riesumando» la circolare del Viminale che vietava la pratica più spedita, e indirettamente l’uso delle key-box, per motivi di sicurezza.

 

 VIDEO  SOPRA TRATTO DA TG3

Affitti brevi, check-in possibile anche con il controllo video da remoto

Il Consiglio di Stato accoglie il ricorso del Viminale contro l’annullamento della circolare che impone il riconoscimento «de visu». Ma la procedura può essere fatta anche attraverso un videocollegamento

Il gestore di una struttura ricettiva per affitti brevi è sempre tenuto all’identificazione de visu degli ospiti. Non può limitarsi perciò a ricevere semplicemente i documenti e a trasmettere i codici di apertura delle porte o di una keybox che contenga le chiavi. È il senso della decisione con la quale il Consiglio di Stato ha di fatto confermato la circolare del Viminale che aveva fatto chiarezza sul punto e che era stata annullata dal Tar Lazio il 27 maggio 2025. I giudici di Palazzo Spada sottolineano però che la verifica non deve essere necessariamente «analogica» va le a dire “in presenza” ma può essere svolta anche a distanza «attraverso appositi dispositivi di collegamento predisposti (...) all’ingresso purché idonei ad accertare, hinc et nunc, l’effettiva corrsipondenza tra ospite e titolare del documento di identità».

Piantedosi: decisione che rafforza la sicurezza e chiarisce regole

«La decisione del Consiglio di Stato che conferma l’obbligo di riconoscimento de visu degli alloggiati rafforza la sicurezza e chiarisce in modo definitivo le regole per tutte le strutture, comprese le locazioni brevi. La verifica diretta dell’identità tutela chi viaggia e chi vive nei quartieri più esposti e sostiene il lavoro quotidiano delle forze di polizia. È una pronuncia che conferma la linea sostenuta fin dall’inizio dal Viminale» è stato il commento del ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi.

 

Airbnb: bene la decisione su self check-in

Ma la decisione del Consiglio di Stato soddisfa anche operatori, a partire da Airbnb: «Accogliamo con favore la decisione del Consiglio di Stato, che conferma che il self check-in rimane consentito quando viene utilizzata una tecnologia che consente la verifica in tempo reale dell’identità dell’ospite. Il self check-in è una funzionalità utilizzata in tutto il settore turistico. Permette a ospiti e host di gestire gli arrivi in modo flessibile, adattandosi ai cambiamenti imprevisti dei piani di viaggio e consentendo di accedere in sicurezza nell’alloggio a qualsiasi orario. Gli host sono comunque tenuti a controllare l’identità degli ospiti - di persona oppure tramite dispositivi di videoconferenza in tempo reale come telefonate o videocitofoni - e comunicarle alle forze dell’ordine entro da 6 a 24 ore dall’arrivo. Restiamo a disposizione delle Autorità per qualsiasi confronto in tema di sicurezza».

 

Confindustria Alberghi: rigore quando in gioco è la la sicurezza

«Accogliamo con soddisfazione il pieno riconoscimento della linea da noi sostenuta. Siamo favorevoli alle semplificazioni e aperti all’impiego di tecnologie innovative nelle nostre strutture, ma quando in gioco ci sono la sicurezza dei turisti e la tranquillità dei residenti, le valutazioni devono essere particolarmente rigorose». È il commento di Confindustria Alberghi.

 

Celani (Aigab): ammessa la tecnologia per il riconoscimento de visu

La sentenza «conferma la possibilità di utilizzare alcune tecnologie di riconoscimento degli ospiti a patto che dimostrino l’ingresso degli stessi in appartamento» commenta Marco Celani, presidente Aigab (Associazione gestori affitti brevi). Che aggiunge: «La sentenza apre a quanto proposto da Aigab al Viminale nei mesi di interlocuzione seguiti alla famosa circolare del novembre 2024. Auspichiamo quindi un’imminente convocazione di un tavolo presso il ministero dell’Interno per chiarire una volta per tutte le varie tecnologie ammesse dal Viminale ai fini del riconoscimento degli ospiti che entrano in struttura».

 

I controlli e la sicurezza

Nel corso del giudizio d’appello presso il Consiglio di Stato, il ministero dell’Interno aveva sottolineato il ruolo determinante per prevenire eventuali minacce la verifica della corrispondenza tra la persona recata nel documento d’identità e quella che effettivamente entra nella struttura. Il Viminale aveva ricordato quanto accaduto il 3 settembre 2025 a Viterbo, quando vennero arrestati due cittadini turchi che alloggiavano in un B&B, trovati in possesso di armi da fuoco nascoste nella stanza occupata. L’operazione di polizia, condotta in concomitanza della “processione della Macchina di Santa Rosa”, era partita proprio dalla segnalazione del titolare della struttura, insospettito proprio dal fatto che uno dei due stranieri avesse inviato attraverso whatsapp la carta d’identità che non corrispondeva alla persona poi effettivamente presentatosi sul posto.

Bocca (Federalberghi): riconoscimento de visu impegno civico

«Il riconoscimento de visu degli alloggiati - sottolinea Bernabò Bocca, presidente di Federalberghi - comporta un impegno che gli albergatori (così come i gestori di residence, bed and breakfast, affittacamere e campeggi) assolvono da sempre con grande senso civico, consapevoli delle ricadute positive di cui beneficia tutta la comunità, come dimostrano i recenti casi in cui sono stati individuati e catturati pericolosi malviventi».

di Riccardo Ferrazza https://www.ilsole24ore.com/

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