Autovelox, la direttiva del governo a prefetti e comuni per arginare i ricorsi
Sotto tre articoli sull'argomento. Praticamente Il Ministero vuole metterci una toppa ma mi sà che ha toppato sul vero senso della parola.
La legge è legge e scrivere si vuole... i pareri, invece, sono solo interpretazioni soggettive che lasciano il tempo che trovano.
MaSe
Autovelox, il Viminale spiega ai prefetti come «difendersi» dall'ondata di ricorsi alle multe (e si gioca tutto su due parole precise)
Dopo le sentenze della Cassazione che hanno annullato le multe per mancanza di omologazione, arrivano le «linee guida» ai prefetti per resistere in giudizio. Ora un tavolo tecnico e nuove procedure per evitare perdite milionarie e ricorsi in massa
La diatriba sulla validità delle multe rilevate con gli autovelox si arricchisce di un nuovo capitolo. Al centro di tutto, c’è quella che dovrebbe essere una sottigliezza tecnica, ma che si è trasformata in un nodo gordiano il 19 aprile scorso, quando la Corte di Cassazione ha stabilito che i verbali per eccesso di velocità non sono validi se gli apparecchi utilizzati erano approvati ma non omologati. Per gli Ermellini, infatti, approvazione e omologazione non sono sinonimi: la prima certifica la conformità del dispositivo alle norme, mentre la seconda prevede un controllo più approfondito. Una sentenza «storica», perché nessun autovelox in Italia risulta omologato: manca proprio il decreto che indichi chiaramente la procedura da seguire. Tradotto: migliaia di automobilisti, da aprile, hanno promosso ricorsi per annullare le sanzioni, sperando di farle dichiarare carta straccia. La Suprema Corte, tra l’altro, ha ribadito questa posizione anche in due successive sentenze, ribaltando il parere del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti che, nel 2020, aveva affermato come approvazione e omologazione fossero sostanzialmente equivalenti. Di fronte al «terremoto» provocato dalla sentenza, però, molti Comuni avevano deciso di «spegnere» le apparecchiature di rilevamento della velocità per evitare di finire in centinaia di contenziosi.
La circolare e i ricorsi
Le reazioni e il tavolo
«Questa circolare è una notizia certamente positiva - spiega Luigi Altamura, comandante della polizia Locale di Verona e componente per Anci in Viabilità Italia - perché il ministero dell'Interno obbliga le prefetture a difendere i verbali prodotti da tutti gli organi di polizia stradale che usano gli apparecchi di controllo velocità, con un modello di memoria e ribadendo quanto già scritto dal ministero dei Trasporti con la parificazione delle procedure di omologazione e approvazione. Ora attendiamo il decreto sull'omologazione a cui si sta lavorando anche al tavolo interistituzionale Mit-Anci». La circolare, inoltre, annuncia l’istituzione di un tavolo tecnico con rappresentanti del Ministero dell’Interno, dell’Anci e dell’Avvocatura Generale dello Stato. L’obiettivo dichiarato è uniformare le procedure per l’approvazione e l’omologazione degli strumenti di rilevazione della velocità. La finalità è evitare il ripetersi di simili controversie ma le conseguenze sono già in atto con centinaia di verbali che sono sul tavolo dei giudici italiani. Cosa accadrà se le sezioni della Cassazione continueranno a ritenere, malgrado questa circolare, che omologazione e approvazione non siano la stessa procedura? Le amministrazioni locali potrebbero perdere milioni di euro di entrate derivanti dalle sanzioni, con ripercussioni dirette sui bilanci.
24 gennaio 2025 ( modifica il 24 gennaio 2025 | 16:14)
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Autovelox "non omologati", la circolare del Ministero che colma il vuoto normativo.
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Il Ministero dell'Interno da indicazione alle Prefetture su come comportarsi per superare l'impasse che sta impedendo l'installazione di nuovi dispositivi e porgendo il fianco ai ricorsi contro le multe
Autovelox "non omologati", la circolare del Ministero che colma il vuoto normativo
Giunge dal Ministero dell'Interno una indicazione rivolta alle prefetture italiane per andare a colmare quello che si è rivelato essere un vuoto normativo in materia di autovelox. Un "bug" in grado di paralizzare l'installazione di nuovi dispositivi sul territorio e che inoltre presta il fianco a ricorsi contro i verbali di infrazione. Proprio quanto avvenuto con una sentenza del Giudice di pace nel maggio 2024, che ha annullato la multa di una automobilista. SCARICA IL DOCUMENTO
Quale è il vulnus? La questione è (naturalmente) piuttosto tecnica: i dispositivi secondo il Codice della Strada devono essere "omologati" e non semplicemente "approvati". "Secondo la Suprema Corte di Cassazione - ha scritto il giudice di pace - in caso di contestazioni circa l'affidabilità dell'apparecchio di misurazione della velocità il giudice è tenuto ad accertare se tali verifiche siano state o meno effettuate, puntualizzando che detta prova non può essere fornita con mezzi diversi dalle certificazioni di omologazione e conformità, né la prova dell'esecuzione delle verifiche sulla funzionalità e sulla stessa affidabilità dello strumento di rilevazione elettronica è ricavabile dal verbale di accertamento".
Autovelox "non omologati": la "toppa" del Ministero
Ora dunque, arriva la "toppa" dal ministero. Che commenta: "Il termine 'omologazione' ha suscitato molte incertezze circa la sua interpretazione ed estensione all'interno del summenzionato articolo, ponendosi la questione se tale comma sia da ritenersi o meno quale mero sinonimo del termine 'approvazione', ai fini dell'efficacia probatoria dello strumento atto alle rilevazioni delle violazioni". Come ravvisato dalla Corte di Cassazione, i due termini non sono equiparabili. E solo l'omologazione rende legittimi gli accertamenti effettuati tramite autovelox. Il ministero dell'Interno ha dunque avviato interlocuzioni con il Ministero delle Infastrutture e con l'Avvocatura di Stato. Ed è stata trovata la quadra. Quale? L'Avvocatura prospetta oggi la "sostanziale piena omogeneità ed identità tra le procedure tecnico-amministrative che sono alla base sia dell'omologazione che dell'approvazione". Diviene dunque decisivo in sede di giudizio provvedere a rappresentare tale omogeneità tra le due procedure con tutti gli elementi documentali a disposizione. Documentazione che deve essere depositata in modo "tempestivo (...) sin dal giudizio di primo grado", al fine di "non incorrere in eventuali pronunce di inammissibilità".E’ di questi giorni una nuova nota del ministero dell’Interno che riporta l’opinione dell’avvocatura di Stato: ai prefetti chiede di dare torto a chi ricorre, e ai Comuni di impugnare in appello le sentenze dei giudici che danno loro torto… in questo modo si avrà maggiore orientamento della giurisprudenza che dovrebbe invogliare i multati a non far ricorso e giudici/prefetti a dare torto ai ricorrenti.
Nel contempo - come scrive il ministero dell’Interno nella sua nota “al fine di garantire l'uniformità ermeneutica sull'argomento” - è stato istituito un tavolo tecnico presso il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti con i rappresentanti del Ministero dell'Interno, dell'ANCI e del Ministero delle Imprese e del Made in Italy, al fine di definire le procedure per l'omologazione del prototipo, la taratura e le verifiche di funzionalità dei dispositivi.
La nota è una minestra riscaldata, confermata dal fatto che si istituisce un tavolo per procedere all’omologazione oggi mancante.
Prima c’era un nota a fronte della legge, oggi ci sono due note sempre a fronte della legge e di sentenze di Cassazione che dicono che il ministero ha torto.
Come sempre non è il ministero o il governo che decidono cosa dice la legge. Sono passati diversi anni dalle prime sentenze di Cassazione che danno torto al ministero (le prime quando l’attuale ministro dei Trasporti, Matteo Salvini, era ministro dell’Interno… i casi della vita….), cosa aspettano a prenderne atto e provvedere alla bisogna?
Intanto, oltre ad invitare gli automobilisti a rispettare i limiti di velocità per quanto assurdi talvolta possono sembrare, non possiamo esimerci, quando infrangono il codice, da consigliare di fare ricorso.
Occhio, la giustizia non è una macchina automatica in cui si inserisce il ricorso e viene sputata la sentenza di accoglimento, ma è una macchina fatta di esseri umani che valutano e soppesano. Per questo consigliamo, se possibile (entro 30 gg dalla notifica della violazione) di fare ricorso al giudice di pace che, per l’appunto è un giudice e non un funzionario amministrativo come il prefetto. Solo se i 30 gg sono già trascorsi, ed entro 60 gg, ci si potrà rivolgere al prefetto per, nel caso di diniego, impugnare la delibera davanti al giudice.
PS
Aduc è per la legalità. E vorremmo che fosse rispettata anche da legislatori e tutori dell’ordine pubblico. Per cui se l’omologazione fosse possibile, è ovvio che la sua mancanza non la indicheremmo come motivo di ricorso. Ma fintanto che così non è, anche come atto di stimolo civico, non possiamo esimerci da questi consigli.

