venerdì 1 settembre 2023

Enti locali:Come diventare funzionario senza laurea

Progressioni Verticali PA: diventi funzionario con 10 anni di esperienza, senza laurea 
 
Via alle nuove regole sulle progressioni verticali nelle PA centrali. Basta l’esperienza per diventare funzionario!


Sono in opera le nuove regole sulle progressioni verticali nelle PA centrali che consentono a un assistente di diventare funzionario, anche se non è in possesso della laurea, a patto che abbia alle spalle almeno 10 anni di esperienza.

Sebbene questa regola prevista dal CCNL Funzioni Centrali sia valida solo fino al 31 dicembre 2024 e sono escluse le aree di elevata qualificazione, le polemiche non si sono fatte attendere.

Tutto è iniziato con la pubblicazione dei bandi delle procedure per Progressione tra le aree del Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF) che premiano di più l’esperienza di lavoro nella Pubblica Amministrazione rispetto al titolo di studio, anche se di alto livello.

In questo articolo vi spieghiamo cosa prevedono le nuove disposizioni per le progressioni verticali nelle Pubbliche Amministrazioni, fino a quando solo valide e che impatto hanno sui prossimi concorsi pubblici. 

COSA SONO LE PROGRESSIONI VERTICALI NELLE PA

Prima di spiegarvi cosa sta accadendo con le nuove disposizioni previste dal CCNL Funzioni Centrali in merito alle promozioni da assistenti a funzionari, anche senza laurea, cerchiamo di capire cosa sono le cosiddette “progressioni verticali”.


La progressione verticale è una procedura che serve ad individuare, all’interno del personale assunto a tempo indeterminato nel settore pubblico, i soggetti idonei a ricoprire posti vacanti della categoria immediatamente superiore.

Come funziona la progressione verticale? Si tratta di una “promozione” in favore di un dipendente che può salire di ruolo ma per ottenere questo step di carriera, e anche di stipendio, deve superare una selezione interna. Inoltre è necessario possedere i requisiti richiesti per svolgere il ruolo superiore di livello.

Per i concorsi pubblici il posto di funzionario nelle Pubbliche Amministrazioni centrali richiede il possesso della laurea almeno triennale oltre ad altri possibili requisiti specifici. Con le modifiche apportate al CCNL Funzioni Centrali qualcosa di rilevante è cambiato, ma solo per i dipendenti pubblici, non per gli esterni.



PROGRESSIONE VERTICALE NELLE PA SENZA LAUREA

Secondo i dettami dell’ultima versione in vigore dal 2022 del CCNL Funzioni Centrali, fino al 31 dicembre 2024, le progressioni di carriera da assistente a funzionario possono essere effettuate seguendo i criteri che includono sia l’esperienza lavorativa che il titolo di studio. Si tratta dei criteri spiegati nella Tabella 3 del contratto, ma che possono essere integrati dalla PA interessata.

Ovvero per passare da assistente a funzionario serve:
  •  laurea (triennale o magistrale) e almeno 5 anni di esperienza maturata nell’Area degli assistenti o nell’equivalente area del precedente sistema di classificazione;

oppure
  •  diploma di scuola secondaria di 2° grado ed almeno 10 anni di esperienza maturata nell’Area degli assistenti o nell’equivalente area del precedente sistema di classificazione.

Inoltre per passare da operatore ad assistente serve: 
  • diploma di scuola secondaria di secondo grado e almeno 5 anni di esperienza maturata nell’Area degli Operatori e/o nell’equivalente area del precedente sistema di classificazione;

oppure 
  • assolvimento dell’obbligo scolastico e almeno 8 anni di esperienza maturata nell’Area degli Operatori e/o nell’equivalente area del precedente sistema di classificazione.  


PROGRESSIONI VERTICALI PA, BUFERA SUL BANDO MEF PER 597 FUNZIONARI 
 
Il 4 agosto 2023 il Ministero dell’Economia e delle Finanze ha pubblicato il bando per la progressione verticale da assistente a funzionario MEF, per 597 posti, in scadenza il 15 settembre 2023.

Il bando sposa in pieno le novità introdotte dal CCNL funzioni centrali e tra i criteri di accesso alla progressione verticale riporta i seguenti requisiti: essere in possesso di laurea (triennale o magistrale) e almeno 5 anni di esperienza maturata nell’Area degli assistenti o nell’equivalente area del precedente sistema di classificazione, anche se in posizione di aspettativa, comando, distacco o fuori ruolo o altra posizione giuridica presso altra PA ovvero altro Ente.

oppure essere in possesso di diploma di scuola secondaria di 2° grado ed almeno 10 anni di esperienza maturata nell’Area degli assistenti o nell’equivalente area del precedente sistema di classificazione, anche se in posizione di aspettativa, comando, distacco o fuori ruolo o altra posizione giuridica presso altra PA ovvero altro Ente.

Non solo quindi, il bando apre le porte per la “promozione” a funzionario a chi non ha una laurea, ma permette l’accesso alla selezione anche se l’esperienza minima maturata (10 anni per chi non ha laurea e 5 per chi ce l’ha) è stata fatta in qualunque altra PA, in posizione di aspettativa, comando, distacco o fuori ruolo o altra posizione giuridica.

Ciliegina sulla torta è il fatto che nella valutazione dei titoli l’esperienza vale di più del titolo di studio.

Cerchiamo di capire meglio. Il massimo punteggio ottenibile è pari a 100 punti, di questi: fino a 40 punti dipendono dall’esperienza di lavoro accumulata, in particolare per ogni anno di servizio prestato viene attribuito un punteggio di 1,6 punti;
fino a 35 punti dipendono dalla valutazione delle competenze professionali;
fino a 25 punti dipendono dalla valutazione del titolo di studio, e ne viene considerato solo uno, il più alto in grado (diploma 15 punti; laurea triennale 20 punti, laurea magistrale 25 punti).
fino a 5 punti dipendono da ulteriori titoli di studio post-universitari e abilitazioni professionali (ad esempio, un master di primo livello attribuisce 1 punto e un master di secondo livello conferisce 2 punti).

Una scelta che ha scatenato non poche polemiche. Se da una parte c’è chi è favorevole a premiare l’esperienza, ci sono anche cittadini che si domandano: “Possibile che l’esperienza valga di più della laurea e di un master?” oppure “I giovani avranno mai l’opportunità di accedere a tali ruoli?”.

A tali “domande” hanno risposto il Presidente ARAN, Antonio Naddeo e il Ministro della Funzione pubblica, Paolo Zangrillo.



POLEMICHE PROGRESSIONI VERTICALI, LE RISPOSTE DI ZANGRILLO

In merito alla possibilità di accedere alla progressione verticale da assistente a funzionario senza laurea, il Ministro Zagrillo in questa intervista al Messaggero ha specificato che, nonostante quanto previsto dal CCNL, da questa disposizione sono escluse le aree di elevata qualificazione, quelle dove il Governo intende attirare i giovani talenti.

“Non stiamo parlando di promozioni automatiche, ma di procedure selettive” ha detto il Ministro che ha poi chiarito che la procedura “parte dall’applicazione di una norma di legge introdotta nel 2021, durante il governo Draghi, che, dopo un decennio di blocco delle assunzioni ha reso impossibile qualsiasi progressione di carriera, ha permesso ai Contratti collettivi nazionali di lavoro di regolamentare, in maniera transitoria e soltanto fino al 31 dicembre 2024, le cosiddette progressioni verticali”.

Il Ministro ha anche sottolineato che il merito resta un valore irrinunciabile, ma che l’anzianità di servizio molto spesso si traduce nel “saper fare”. A chi gli ha fatto notare che il bando del MEF per 597 posti da funzionario dimostra che il punteggio di un anno di anzianità vale più di un master, Zangrillo risponde che “non si tratta semplicemente di anzianità, ma di valutare l’esperienza professionale maturata, che è un criterio comune tanto nel settore pubblico quanto in quello privato”.

Infine, specifica che lo 0,55% del monte salari è destinato a finanziare queste progressioni, lasciando intatte le procedure di assunzione ordinarie, regolate dalle norme sul turnover. Quindi, ha assicurato che non vi è nessun rischio per l’avvio di nuovi concorsi pubblici e che continuerà la procedura di valorizzazione del merito e delle competenze avviata per attrarre giovani talenti. Inoltre si continuerà a puntare anche sulla formazione dei dipendenti pubblici.


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LE SPIEGAZIONI DEL PRESIDENTE DELL’ARAN

Sulla stessa scia il Presidente ARAN Antonio Naddeo che ha spiegato – sul suo canale Telegram – la legittimità della procedura modificata dal CCNL. Infatti, l’articolo 52, comma 1, ultimo periodo, del Decreto Legislativo n. 165 del 2001 stabilisce che i CCNL possono definire tabelle di corrispondenza tra vecchi e nuovi inquadramenti professionali, purché determinati requisiti di esperienza e competenza siano stati effettivamente applicati dalle amministrazioni per almeno cinque anni.

Ciò è permesso anche in deroga ai titoli di studio normalmente richiesti. Ovviamente, come chiarito dallo stesso Naddeo, sono le Amministrazioni stesse ad avere, poi, il compito di determinare i criteri di valutazione, assegnando un peso non inferiore al 25% a elementi come l’esperienza maturata, il titolo di studio e le competenze professionali.

Ricordiamo, infine, che queste procedure speciali per le progressioni verticali di carriera saranno in vigore solo fino al 31 dicembre 2024 (per le funzioni centrali) e saranno applicabili esclusivamente durante la prima fase di implementazione del nuovo sistema di inquadramento professionale.

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