Commercio – Vendita al pubblico – Bar – Disturbo quiete pubblica – Ordinanza limitazione orario di apertura – Legittimità.
E’ legittima l’ordinanza con la quale il Sindaco, ai sensi dell’art. 9, l. 26 ottobre 1995, n. 447 limita l’orario di esercizio di un bar per disturbo della quiete pubblica (1).
(1) Ha chiarito il parere che la legge quadro sull'inquinamento acustico
26 ottobre 1995, n. 447 ha ridefinito il concetto di inquinamento
acustico rispetto alla nozione individuata dal precedente d.P.C.M. del
1991. Infatti il legislatore ha voluto estendere la tutela a tutto
l’ambiente esterno ed ha dato rilevanza, inoltre, per la prima volta, al
disturbo arrecato al riposo e alle attività umane.
In sostanza è stato valutato ogni possibile effetto negativo del rumore,
inteso come fenomeno "inquinante", tale cioè, da avere effetti negativi
sull'ambiente, alterandone l'equilibrio ed incidendo non soltanto sulle
persone, sulla loro salute e sulle loro condizioni di vita, facendo la
norma riferimento anche agli ecosistemi, ai beni materiali ed ai
monumenti (Cass. pen., sez. III, n. 56430 del 2017).
Per quanto può rilevare il concetto di inquinamento acustico è stato qualificato come "l'introduzione
di rumore nell'ambiente abitativo o nell'ambiente esterno tale da
provocare fastidio o disturbo al riposo ed alle attività umane", sancendo espressamente che esso concreta (in ogni caso) "un pericolo per la salute umana" (art. 2, comma 1, lettera a).
Ciò premesso, le censure sopra dette non possono essere accolte.
Il parere ha condiviso l’orientamento della prevalente giurisprudenza
dei giudici amministrativi secondo cui la quiete pubblica - intesa come
limite di compatibilità delle emissioni sonore, prodotte da una fonte
determinata, con uno specifico ambito territoriale, in relazioni alle
caratteristiche di questo, secondo un criterio di media tollerabilità -
costituisce un bene collettivo, il quale si va facendo vieppiù scarso,
rispetto al passato, anche nelle ore notturne: e poiché questo è il
periodo della giornata che la massima parte della popolazione dedica al
riposo, è evidente che, con l'incremento dei rumori sono aumentati
disagi fisici e psicologici che, non di rado, sfociano in malattie vere e
proprie. La quiete costituisce, dunque, una condizione necessaria
affinché sia garantita la salute, che deve essere tutelata "come fondamentale diritto dell'individuo ed interesse della collettività"
(art. 32 Cost.) dagli enti pubblici competenti, tra cui certamente i
Comuni: e se questi ne hanno il dovere, i cittadini hanno a loro volta
un interesse, variamente azionabile, a che le Amministrazioni reprimano
quei comportamenti che pregiudicano la quiete pubblica e, per la
conseguenza, la salute di un numero indeterminato di persone. Il diritto
alla quiete, come espressione del diritto alla salute psicofisica,
prevale certamente sugli interessi economici di quanti costituiscano la
causa diretta od indiretta del disturbo, svolgendo un'attività economica
di cui essi soli percepiscono i proventi, riversandone viceversa sulla
collettività circostante i pregiudizi (Tar Veneto n. 1582 del 2007). In
questo contesto la disposizione di cui all’art. 9, l. n. 447 del 1995
non può essere riduttivamente intesa come una mera (e, quindi,
pleonastica) riproduzione, nell'ambito della normativa di settore in
tema di tutela dall'inquinamento acustico, del generale potere di
ordinanza contingibile ed urgente tradizionalmente riconosciuto dal
nostro ordinamento giuridico al sindaco (quale ufficiale di Governo) in
materia di sanità ed igiene pubblica, ma invece la stessa deve essere
logicamente e sistematicamente interpretata nel particolare significato
che assume all'interno di una normativa dettata - in attuazione, come
detto, del principio di tutela della salute dei cittadini previsto
dall'art. 32 Cost. - allo scopo primario di realizzare un efficace
contrasto al fenomeno dell'inquinamento acustico (Tar Brescia n. 1276
del 2011). Conseguentemente l'utilizzo del particolare potere di
ordinanza contingibile ed urgente delineato dall'art. 9, l. n. 447 del
1995, deve ritenersi ("normalmente") consentito allorquando gli appositi
accertamenti tecnici effettuati dalle competenti agenzie regionali di
protezione ambientale rivelino la presenza di un fenomeno di
inquinamento acustico, tenuto conto sia che quest'ultimo -
ontologicamente (per esplicita previsione dell'art. 2 della stessa l. n.
447 del 1995) - rappresenta una minaccia per la salute pubblica, sia
che la legge quadro sull'inquinamento acustico non configura alcun
potere di intervento amministrativo "ordinario" che consenta di ottenere
il risultato dell'immediato abbattimento delle emissioni sonore
inquinanti (Tar Brescia n. 1276 del 2011);
- tale orientamento è stato confermato da questo Consiglio di
Stato che ha ritenuto che il potere di cui all’art. 9, l. n. 447 del
1995 non va riduttivamente ricondotto al generale potere di ordinanza
contingibile ed urgente in materia di sanità ed igiene pubblica, dovendo
piuttosto essere qualificato quale ordinario rimedio in tema di
inquinamento acustico; ciò perché, in assenza di altri strumenti a
disposizione delle amministrazioni comunali, la presenza di una
accertata situazione di inquinamento acustico rappresenta di per sé una
minaccia per la salute pubblica (Cons. Stato, sez. V, n. 1372 del 2013);
- mentre quella riconosciuta dal codice civile al privato
interessato di adire l'Autorità giudiziaria ordinaria per far cessare le
immissioni dannose che eccedano la normale tollerabilità è una mera
facoltà, il potere del Sindaco di emanare l’ordinanza ex art. 9, l. n.
447 del 1995 è un dovere connesso all'esercizio delle sue pubbliche
funzioni, al quale non può sottrarsi (anche se è leso un solo soggetto)
spogliandosi del potere, di valore pubblicistico, di reprimere
l'inquinamento acustico e attribuendolo al privato, cui il codice civile
riconosce la facoltà di esercitare il diritto a non subire le emissioni
dannose e non il dovere, se eccedenti i valori massimi consentiti. Le
facoltà concesse al privato dall'art. 844 del c.c. e i doveri della P.A.
previsti dalla normativa in materia di attività produttive, là dove
fissa le modalità di rilevamento dei rumori ed i limiti massimi di
tollerabilità, hanno finalità e campi di applicazione distinti, atteso
che la norma civilistica tutela il diritto di proprietà ed è finalizzata
a disciplinare i rapporti di natura patrimoniale tra i privati
proprietari di fondi vicini, mentre l'altra normativa ha carattere
pubblicistico, dal momento che persegue finalità di interesse pubblico
ed è volta a regolare i rapporti tra i privati e la P.A. (Cons. Stato,
sez. V, n. 1372 del 2013). In siffatto contesto normativo, l'accertata
presenza di un fenomeno di inquinamento acustico (pur se non
coinvolgente l'intera collettività) appare sufficiente a concretare
l'eccezionale ed urgente necessità di intervenire a tutela della salute
pubblica con l'efficace strumento previsto (soltanto) dall'art. 9, primo
comma, della citata l. n. 447 del 1995.
Per quanto concerne il presupposto dell’urgenza, è necessaria e
sufficiente la sussistenza e l’attualità del pericolo, non rilevando che
la situazione fosse nota da tempo (Tar Liguria n. 222 del 2021) come
asserisce la ricorrente; in sostanza la preesistenza di una situazione
di urgenza non esclude l'attualità del pericolo. Ciò che rileva è
l'effettiva esistenza di una situazione di pericolo imminente al momento
di adozione dell'ordinanza.
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