Arresti
Domiciliari - Carabinieri suonano più volte il campanello della persona agli
arresti domiciliari senza avere alcuna risposta. Ritorna in carcere
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Premessa:
Gli arresti
domiciliari sono una misura cautelare personale prevista dall'art. 284 del c.p.p. e disposta dal giudice nei confronti
dell'imputato rispetto al quale sussistono gravi indizi di colpevolezza e altre
esigenze cautelari.
Essi si sostanziano nel
divieto di allontanarsi dalla propria abitazione, da altro luogo di privata
dimora, da un luogo pubblico di cura o di assistenza o da una casa famiglia
protetta. Il soggetto sottoposto agli arresti domiciliari deve, pertanto,
permanere nel perimetro delle mura domestiche o degli altri siti di esecuzione
della misura e, nel caso il giudice lo abbia espressamente disposto, non può
utilizzare internet, il telefono e altri mezzi di comunicazione a distanza e
non può ricevere persone, al di fuori di coloro che abitano con lui o che lo
assistono.
Per la legge, il soggetto
agli arresti domiciliari si considera in custodia cautelare.
Detto
questo, quante volte è capitato o capita che durante un servizio, andate a
controllare una persona sottoposta agli arresti domiciliari, e dopo aver
ripetutamente suonato il campanello, questo non apre; ebbene sappiate che vi
viene incontro la Corte di Cassazione
Sezione III Penale, sentenza del 5.10.2018 depositata il 1 marzo 2019 nr.8975.
L’imputato,
nonostante la persistenza delle forze dell’ordine nel suonare il campanello
della sua abitazione, non ha risposto, e quindi è stato giustamente ritenuto
non presente nell’abitazione, dove scontava gli arresti domiciliari.
La
Polizia Giudiziaria, infatti non è obbligata ad accedere coattivamente
nell’abitazione per un controllo diretto.
L’
art.276 c.p.p. comma 1 ter dice “ in
caso di trasgressione alle prescrizioni degli arresti domiciliari concernenti
il divieto di allontanarsi dalla propria abitazione o da altro luogo di privata
dimora, il giudice dispone la revoca della misura e la sostituzione con la
custodia cautelare in carcere salvo che il fatto sia di lieve entità”.
La
Suprema Corte ha ribadito che il detenuto agli arresti domiciliari deve porre
in essere tutte le cautele necessarie affinchè gli strumenti che consentono di
effettuare i controlli della polizia giudiziaria, come il campanello e il
citofono dell’abitazione in cui è ristretto, siano sempre efficienti, essendo
la sua posizione equiparata a quella che si trova in carcere, con la
conseguenza che è ragionevole desumere la prova della trasgressione della
misura da parte di chi non si rende contattabile mediante l’uso di tali
apparecchi” (Sez.6 n.19259 del 27.3.2014 depositata 9.5.2014,Dolce,Rv 26093801).
Quindi
, Cari Colleghi, se vi capita di andare a controllare una persona sottoposta ad
arresti domiciliari, e dopo aver suonato ripetutamente e tale persona non
risponde, fate un’ annotazione di servizio al giudice che ha emesso il
provvedimento, e vedrete che quel giudice, sicuramente gli revoca gli arresti
domiciliari, tramutando la pena in carcere.