lunedì 10 agosto 2015

Problematiche inerenti il T.S.O. con annessi & connessi- La Risposta del SILPOL

LA VERITA' SU TUTTO, LA VERITA' SUI COMPITI DELLA POLIZIA LOCALE, LA VERITA' SUL RUOLO CHE LA P.L. DEVE SVOLGERE IN QUESTO PAESE AL NAUFRAGIO, SULLA MANCANZA DELLE TUTELE MINIME, SU UNA CATEGORIA AL DISFACIMENTO. RESISTERE RESISTERE RESISTERE ED OPPORRE AL MASSACRO DELLA CATEGORIA L'INTELLIGENZA E LA FORZA DELLA COESIONE.



Il SILPoL la pensa così:
"vada per il protocollo unico nazionale, per l'uniformità del comportamento, sul territorio, in questi casi. Ma il vero problema sta in noi stessi, nella disorganizzazione dei Corpi e nella mancanza di una vera e seria coscienza professionale. Ahi, quanta insipienza scorgo tra le nostre fila. Detesto i "saccenti". Provo una indignazione indicibile nel leggere il post di qualche collega, o forse presunto tale, che dichiara di avere ricevuto l'illuminazione del Santo Graal solo dopo avere preso una laurea e sostenuto chissà quali esami specialistici. Nel corso degli anni (lo dico in maniera impersonale per evitare che qualcuno si solletichi) è stato scritto, detto ed urlato che il T.S.O. non è un provvedimento di "polizia", ma un provvedimento "sanitario". L'esegesi in materia è semplicissima. Un tempo il malato di mente era considerato un rifiuto della società, un deviato, un alienato pericoloso per la sicurezza pubblica e per la quiete sociale. Interpretazione sostenuta nel corso dei secoli, da quella stessa cultura che considerava le donne "streghe". Fino ad arrivare al famigerato T.U.L.P.S. dell'era fascista, che in supporto alla concezioni medico-fisologiche arcaiche, imponeva una procedura coercitiva di tono poliziesco. Ma nell'era moderna cambiano la concezione del problema, la sensibilità verso il malato di mente, l'analisi della malattia. Il soggetto affetto da problemi neuro-psichiatrici non è considerato più un malato in senso clinico e patologico. Il cosiddetto malato non vive nessuna malattia, ma una "condizione" che può e deve essere curata, "affrontata" con sistemi diversi, con una sensibilità nuova, che deve tenere conto del disagio complessivo nel quale piomba il "malato mentale". Quindi muta la considerazione del problema inteso come riflesso sociologico e familiare, muta il grado di conoscenza del problema, muta l'approccio alla questione delle malattie neurovegetative e psichiatriche. Non si usano le camicie di forza o altri sistemi brutali di contenzione!!! possiamo discutere quanto vogliamo sulla titolarità giuridica del provvedimento che genera il T.S.O., e sulle competenze e le responsabilità specifiche da additare, ma resta il fatto che, comunque sia, il sindaco ha da sempre emesso l’ordinanza nella sua veste di Autorità Sanitaria Locale non di Ufficiale di P.S., dopo avere ricevuto la certificazione sanitaria del medico di base o in sua assenza dei Responsabili locali del S.S.N. Il compito delle forze di polizia e della polizia locale è solo quello di assicurarsi che l’ordinanza venga eseguita. La stessa scorta alle ambulanze e l’assistenza al personale medico rientrano in questo precipuo compito. Nulla di più. Gli organi di polizia non devono assolutamente salire sulle ambulanze, non devono intervenire sul malato, se esso va in escandescenza, se non solamente per dare “ausilio” al persona medico-infermieristico specializzato per trattarlo opportunamente e con sistemi adeguati. Dunque, facciamo attenzione e non lasciamoci prendere dal panico in situazioni simili. Applichiamo la legge e segnaliamo al magistrato la ben più piccola anomalia, senza timore di ricevere filippiche dai comandanti o dai prefetti dai magistrati. Se manca un codice certo e cadenzato, facciamo appello alla nostra grande professionalità, senza sentirci figli di nessuno, affinché prevalga l'orgoglio dell'appartenenza, nella giustezza della deontologia, contro ogni forma di subalternità.
Nello Russo (segretario nazionale)