Tanto grande è il livore giornalistico, quanto grande è la disinformazione che scorre nelle pagine del maggiore quotidiano regionale della Sicilia del 26/8/2015. Nota agli articoli sui Vigili Urbani di Catania.
Ancora una volta il quotidiano siciliano per antonomasia ospita una "penna" tanto lesta quanto superficiale e vacanziera, che ha la presunzione di fare rilevare sacche di disservizi ingrossate, neanche a farlo apposta, da una presunta indolenza dei Vigili Urbani di Catania. Sono stati descritti come gli unici possibili responsabili della diffusa microillegalità, che regna in una città che, al di là della gloriosa storia culturale e dei fasti degli anni novanta, sta rischiando di restituire ai catanesi un notevole malessere sociale, che la politica e l'economia reali non sono più in grado di contenere.
Penne del genere andrebbero forse lasciate senza inchiostro, per essere così tanto rinchiuse nelle riserve delle rotative suffragate dal potere locale, che vi sovrintende e che filtra l'informazione.
Ciancio docet! un editore amico dei potenti, ben ammanigliato in politica, poco disponibile a dare voce alle repliche fuori dal coro. E che dire dell'attuale sindaco della città, grande mentore dell'Anci, quel partito trasversale dei sindaci, che non risparmia colpi ai pubblici dipendenti, nè di buon grado alla polizia municipale. Un'associazione che infiersice misura su misura sulle disgrazie della categoria più a rischio nel settore del pubbico impiego e che non si è mai chinata al cospetto dei nostri morti in servizio o dei gravi infortuni occorsi nell'esercizio della pubblica funzione di polizia, che contraddistingue i Vigili contesto dell'apparato comunale. I sindaci ed i prefetti, nell'ambito dei loro rapporti istituzionali, rilasciano spesso dichiarazioni inascoltabili, sono affililiati al potere nazionale e di conseguenza si rifiutano di fare pubblica ammenda delle loro gravi e pesanti responsabilità in merito alla conduzione della cosa pubblica o sui fatti che non accadono per caso. Quindi, se a crocifiggere la Polizia Municipale (i Vigili Urbani) non ci pensano i prefetti ed i sindaci, intervengono le penne che, afferrando i gangli delle loro menti pensanti, vomitano fiumi di scrittura esprimendo giudizi improbabili, frettolosi e a volte persino interessati, per riempire pagine intere di altrettanti improbabili scoop. Cara ed "indiscreta" penna de La Sicilia, scorrazzare con un bel motorino senza indossare il casco e forse anche a luci spente, in violazione delle più elementari norme di comportamento sulla strada, non è certo un bell'esempio di civiltà per i suoi concittadini, né di educazione per i suoi figli, caso mai ne abbia qualcuno. E chissà, poi, che Ella non sia tra coloro che preferiscono la bambagia di una scuola d'elite, per tener lontano i pargoli, con tanto di riverenza, dai peccati e dai vizi di una Catania in balia di un futuro incerto e di un prossimo maleducato e cafone. Ma non tutti i catanesi sono così, anzi!
Scrivere dell'assenza sul territorio dei Vigili Urbani, senza avere davvero indagato sulle dinamiche amministrative e finanziarie dell'apparato comunale, o sulle inadempienze e sulla noncuranza della politica locale, non fa onore alla specialissima e nobile professione di giornalista. No, ma è meglio non mettere mano ad indagini del genere, perchè si rischierebbe di affondare nel crogiolo degli interessi pubblici e privati e, magari chissà, scoprire scorci di vita quotidiana dal profilo tanto particolare, quanto nebuloso. Orbene, come a Roma per i funerali del potente Casamonica, anche a Catania ci si presta a celebrare il funerale della legalità per colpa dei Vigili Urbani? cosa diranno il prefetto ed il sindaco di Catania, ed il comandante dei Vigili Urbani sarà in linea con quello di Roma? Sappia la cara penna, che la polizia municipale, i Vigili come li chiama ancora lei, non sono avvezzi ai fasti delle conferenze stampa, ma restano in silenzio anche quando compiono le stesse imprese di servizio dei colleghi delle forze di polizia dello Stato. Se poi il sindaco della città preferisce la frivolezza degli annunci ad effetto, col rischio di mettere in crisi ancor più la già tanto vituperata immagine dei Vigili, ciò non può che darci fastidio. Ma la caccia all'untore non è il modo giusto di affrontare i gravi problemi della sicurezza delle città, del mantenimento dell'ordine pubblico, della tutela dell'incolumità delle persone e dei beni comuni. Questo lavoro compete sì alla polizia locale, ma con alcune indefettibili eccezioni sul piano "sussidiario, poichè alcuni di quei compiti sono la promanazione di norme nazionali, che attribuiscono in via primaria le competenze allo Stato ed ai suoi organi. Dunque è necessario cambiare la prospettiva del ragionamento di penna, indagare, scoprire, studiare i testi ed analizzare l'esperienza sui compiti precipui, ai quali sono chiamati i Comuni, informarsi di quali e quante risorse dispone l'ente locale per adempiere giustamente e correttamente ai loro doveri istituzionali. Il controllo del centri abitati, per garantire il civile svolgimento delle attività umane e produttive è indubbiamente compito anche della Polizia Locale, ma affinchè i servizi da svolgere possano essere davvero mirati ed efficienti è necessario che la politica intervenga col massimo rispetto e che gli amministratori locali diano un'attenzione qualificata al nostro lavoro, alla nostra professionalità. Diversamente il fallimento è scontato! Questo fattore serve a costruire un'indifferibile sinergia dei compiti tra lo Stato ed il Comune, per giungere al compimento democratico dell'esercizio della potestà autoritativa. Ripassando Forrest Gump (il film) "la vita è come una scatola di cioccolatini, non sai mai quello che ti capita". C'è invece bisogno di regole, di strumenti, di certezza nell'organizzazione e nella gestione della vita amministrativa di ogni città, paese o borgo che sia. Ci vuole metodo per potere amministrare equamente e secondo i crismi del diritto e nulla deve essere lasciato al caso, così come è accaduto a Roma, o ahimè a Torino. Lo strumento necessario per realizzare il Diritto non può che essere il determinismo, da non conforndere col razionalismo giuridico, e vedremo tutti che il cittadino si sentirà più sicuro, avrà maggior consapevolezza dei suoi diritti e dei suoi doveri e l'autorità darà risposte più compiute di quanto non sappia fare attualmente. Da quel momento in poi non sarà più possibile assistere ai balletti ed alle chiacchere delle convenzioni, ciascuno saprà perfettamente quali sono i propri compiti, quali i limiti delle proprie azioni e gli errori avranno una paternità per nascita e non più per mera legittimazione. Il clamore sollevatosi sul riordino del pubblico impiego è l'ennesimo tentivo strumentale e propagandistico di sviare l'attenzione sui problemi reali, che gravano sull'assetto generale del nostro ordinamento giuridico. Tutto ciò che sembra essere modificato nel Paese, a colpi di maggioranza e di fiducia in parlamento, è soltanto il prodotto di un disegno sfascista delle istituzioni, che invece devono essere rivisitate e plasmate, solo dopo una attenta esegesi, adeguandone il peso con l'aggiunta di nuovi valori, sulla scorta del principio costituzionale di adeguatezza e di sussidiarietà. A meno che non si vogliano trasferire tutte le competenze dello Stato agli Enti territoriali, operando così di fatto una differenziazione forte tra due poteri. Va detto che, per gli onori della cronaca recente, lo Stato non può più trascurare il fatto che alla Polizia Locale bisogna dare un nuovo ordinamento, che riconosca il suo diritto, secondo proporzione, ad essere annoverata tra le Forze di polizia, perchè tale è il suo compito per essere chiamata costantemente a vigilare sulla sicurezza delle città, al pari della PolStato, dei CC e della GdF. La Polizia dei comuni concorre al mantenimento della sicurezza pubblica, specie quando è chiamata a collaborare con le polizie statali in occasione di eventi importanti o di situazioni altamente sensibili. Non è più il tempo di disquisire sul presidio degli incroci, delle piazze o dei quartieri a rischio storicamente occupate dal malaffare e dalla grande criminalità. Non più nei termini in cui è stato scritto sul quotidiano del 26 corrente. Tuttavia i Vigili Urbani non godono delle stesse tutele normative alle quali sono invece sottoposte le forze dell'ordine, nonostante l'affinità, se non addirittura l'identicità, dei compiti e delle funzioni. Per questo da anni reclamiano un contratto di lavoro che, pur disciplinato all'interno del comparto delle AA.LL., sia di natura pubblicistica e renda totale adeguamento economico con il trattamento giuridico-economico, anche dietro il profilo assicurativo ed assistenziale, delle forze di polizia dello Stato. In via di principio, va detto che un primo passo per una vera e compiuta riforma generale del pubblico impiego deve essere posato sull'opportunità di un contratto unico nazionale per gli statali e i locali, non essendovi più ragioni sufficienti per giustificare la differenziazione operata con due contratti diversi, nazione e locale. Cosa hanno di diverso l'archivista o il bibliotecario dipendenti dal Ministero e quelli dipendenti dagli Enti locali. E così a discesa, che differenza c'è tra un poliziotto dello Stato ed uno dei Comuni, allorquando ciascuno all'interno del proprio ordinamento svolge compiti di Polizia? (dal greco πολιτεία, con cui si volle indicare la costituzione, l'ordinamento della Città e dello Stato. Oggi il termine polizia definisce quella parte dell'attività della pubblica amministrazione, che ha per oggetto la conservazione dell'ordine pubblico, della sicurezza e della pace sociale, la polizia amministrativa).
Orbene, qualora la penna de La Sicilia fosse nelle condizioni di leggere questa brevissima e riduttiva considerazione, voglia avere la lungimiranza di fare cosa utile scambiando le nostre opinioni sul fronte della "buona informazione".
Per ultimo, pregevole lo sforzo compiuto dall'altra "penna", che ha cercato di evidenziare nel suo articolo le criticità della condizione in cui versano i Corpi di polizia municipale, che fra non molto scompariranno per "consunzione", dal momento che non è possibile rimpinguare gli organici o sostituire il personale, a fronte dell'avanzata età media degli Agenti, che tra l'altro pesa in termini di efficienza e versatilità fisica.
Caltagirone 26/8/2015
Nello Russo
(Segretario Nazionale Silpol)