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Il Consiglio di Stato, con sentenza n. 4780 del 22 settembre 2014, si
è espresso in tema di SCIA chiarendo in particolare l'illegittimo
intervento inibitorio dopo il termine previsto di 30 giorni. Nel
caso in cui un'amministrazione comunale abbia lasciato che la d.i.a. si
consolidasse, omettendo di esercitare, nel termine perentorio previsto
dall'art. 23, comma 6, d.P.R. n. 380 del 2001, il potere
inibitorio-repressivo ad essa spettante in caso di carenza dei
presupposti per la d.i.a., e abbia anche omesso l'esercizio dei c.d.
poteri di autotutela decisoria, espressamente richiamati dal secondo
periodo del comma 3 dell'art. 19 della legge n. 241 del 1990 non
procedendo quindi all'annullamento d'ufficio, ai sensi dell'art.
21-nonies legge n. 241 del 1990, della d.i.a. ritenuta illegittima, ha
provveduto direttamente, senza alcuna motivazione ulteriore rispetto
alla ritenuta illegittimità delle opere eseguite, ad ordinare la
sospensione dei lavori e la rimozione degli interventi realizzati. In
tal modo appare chiara la violazione delle garanzie previste dall'art.
19 legge n. 241 del 1990 che, in presenza di una d.i.a. illegittima,
consente certamente all'Amministrazione di intervenire anche oltre il
termine perentorio di cui all'art. 23, comma 6, d.P.r. n. 380 del 2001,
ma solo alle condizioni (e seguendo il procedimento) cui la legge
subordina il potere di annullamento d'ufficio dei provvedimenti
amministrativi e, quindi, tenendo conto, oltre che degli eventuali
profili di illegittimità dei lavori assentiti per effetto della d.i.a.
ormai perfezionatasi, dell'affidamento ingeneratosi in capo al privato
per effetto del decorso del tempo, e, comunque, esternando le ragioni di
interesse pubblico a sostegno del provvedimento repressivo. Il modus
procedendi seguito dall'Amministrazione comunale – tradottosi nella
diretta adozione di un provvedimento repressivo-inibitorio, oltre il
termine perentorio di sessanta giorni dalla presentazione della d.i.a. e
senza le garanzie e i presupposti previsti dall'ordinamento per
l'esercizio del potere di annullamento d'ufficio – si appalesa,
pertanto, senz'altro illegittimo. La d.i.a, infatti, una volta
perfezionatasi, costituisce un titolo abilitativo valido ed efficace
(sotto tale profilo equiparabile quoad effectum al rilascio del
provvedimento espresso), che può essere rimosso, per espressa previsione
legislativa, solo attraverso l'esercizio del potere di autotutela
decisoria. Ne consegue l'illegittimità del provvedimento
repressivo-inibitorio avente ad oggetto lavori che risultano oggetto di
una d.i.a. già perfezionatasi (per effetto del decorso del tempo) e non
previamente rimossa in autotutela.
CONSIGLIO DI STATO, SENTENZA N. 4780, 22 SETTEMBRE 2014.
CONSIGLIO DI STATO, SENTENZA N. 4780, 22 SETTEMBRE 2014.