martedì 23 aprile 2013

Black spots, quando le curve sono “inaspettate”

Segnalato Da: Associazione Nazionale Coordinamento Camperisti [mailto:web@coordinamentocamperisti.it]

Non si trovano né lungo i tratti appenninici pieni di curve difficili né sui veloci rettifili di pianura. Sulle autostrade italiane, i “black spots” (i punti più critici dove si presentano i rischi maggiori a livello di incidentalità) si trovano in prossimità di curve “inattese”, cioè su tratti prevalentemente rettilinei percepiti come facili e quindi affrontati sottogamba. Un esempio è rappresentato dalla diramazione Predosa-Bettole, bretella che collega la A7 e la A26 in provincia di Alessandria (il percorso dei milanesi verso la Riviera di Ponente). Ma anche l’inizio della A25 (tra Torano e Avezzano), in Abruzzo, e l’ultimo tratto della A14 (tra Bari nord e Taranto nord) presentano delle somiglianze. Si tratta di punti ad alta incidentalità costituiti da curve non particolarmente insidiose in sé, ma posizionate dopo rettilinei su cui spesso ci si rilassa. A complicare la situazione, c’è anche il fatto che non si dà il giusto peso ai segnali “a zebra” (i cartelli con frecce bianche e nere denominati dal Codice della Strada “delineatori modulari di curva”).
NEL DETTAGLIO. Sulla Predosa-Bettole, in particolare, sotto accusa è il km 17, cioè lo svincolo che immette sulla A7. Sulla Bari-Taranto fatali (soprattutto per i giovani under 30) sono i km 685 (tra Bari sud e Acquaviva), 718 (tra Gioia del Colle e Mottola) e 743 (lo svincolo finale che immette sull’Appia). Punti cruciali in cui è meglio prestare più attenzione.
Vincenzo Bonanno