Vigilessa condannata per peculato a seguito delle telefonate indirizzate a parenti ed amici effettuate durante le ore di servizio
Casalpusterlengo, 12 febbraio 2012 - La vigilessa Sonia N., condannata
in primo grado dal Tribunale di Lodi per peculato, a seguito delle
telefonate indirizzate a parenti ed amici effettuate durante le ore di
servizio e con le apparecchiature pubbliche, mentre si trovava alle
dipendenze del comune di Fombio, potrebbe essere sospesa dal servizio
prestato, attualmente, nel comune di Casalpusterlengo. «Agiremo nel
pieno rispetto delle disposizioni, delle leggi e dei regolamenti»
glissa, garbatamente il sindaco di Casalpusterlengo Flavio Parmesani,
indicando di non voler aggiungere proprio null’altro su una questione
estremamente delicata. E soprattutto senza voler entrare nel merito di
una querelle originata in un altro comune (Fombio) in un periodo
compreso tra il 2004 e il 2007.
La condanna per le telefonate, private, effettuate dall’ufficio inflitta dai giudici di Lodi a Sonia N., prevede una pena di due anni e 2 mesi di reclusione, un anno di interdizione dai pubblici uffici, il pagamento di spese legali pari a tremila euro e un risarcimento da stabilire in sede civile per i danni arrecati all’ente presso il quale lavorava. La vigilessa e i suoi difensori hanno già annunciato di essere pronti a ricorrere in appello per ribadire alcune delle tesi esposte durante un lungo procedimento articolato in ben 12 udienze prima del verdetto. In particolare i legali della vigilessa hanno sostenuto che «l’apparecchio telefonico era collocato in un guardiola della Polizia locale di Fombio dove chiunque poteva accedere». Un’affermazione contestata dalla controparte pronta a sostenere che solo Sonia N. lavorava in quell’ufficio.La vigilessa in un precedente contenzioso contro il comune di Fombio aveva vinto una causa per mobbing, davanti al giudice del lavoro, per essere stata emarginata e obbligata a lavorare in un ufficio decentrato. Per la “marginalizzazione dall’attività lavorativa” il comune di Fombio era stato condannato e Sonia N. era stata indennizzata con 30mila euro.
Fonte:www.la nazione.it
La condanna per le telefonate, private, effettuate dall’ufficio inflitta dai giudici di Lodi a Sonia N., prevede una pena di due anni e 2 mesi di reclusione, un anno di interdizione dai pubblici uffici, il pagamento di spese legali pari a tremila euro e un risarcimento da stabilire in sede civile per i danni arrecati all’ente presso il quale lavorava. La vigilessa e i suoi difensori hanno già annunciato di essere pronti a ricorrere in appello per ribadire alcune delle tesi esposte durante un lungo procedimento articolato in ben 12 udienze prima del verdetto. In particolare i legali della vigilessa hanno sostenuto che «l’apparecchio telefonico era collocato in un guardiola della Polizia locale di Fombio dove chiunque poteva accedere». Un’affermazione contestata dalla controparte pronta a sostenere che solo Sonia N. lavorava in quell’ufficio.La vigilessa in un precedente contenzioso contro il comune di Fombio aveva vinto una causa per mobbing, davanti al giudice del lavoro, per essere stata emarginata e obbligata a lavorare in un ufficio decentrato. Per la “marginalizzazione dall’attività lavorativa” il comune di Fombio era stato condannato e Sonia N. era stata indennizzata con 30mila euro.
Fonte:www.la nazione.it
