venerdì 9 ottobre 2015

Indebita occupazione di suolo pubblico, scatta la chiusura dell'esercizio commerciale

Nelle strade e nelle piazze dei nostri comuni si registra un crescente fenomeno di occupazioni abusive di suolo pubblico realizzate a fini di commercio, arrivando, specie nei centri con vocazione turistica e commerciale, a compromettere la sicurezza, la vivibilità e il decoro dell'ambiente urbano. Molti interessi economici ruotano, specialmente nel settore dei pubblici esercizi, attorno allo sfruttamento di aree pubbliche. Superfici molto appetibili che sopperiscono a carenze di aree di vendita interne ai locali e che rappresentano un richiamo importante per la clientela. L'interesse pubblico si scontra con l'interesse privato e situazioni di irregolarità con occupazioni totalmente sprovviste di autorizzazione ne sono una logica conseguenza. Il contrasto attuato con i controlli della Polizia municipale permette solitamente solo un parziale ritorno economico dal pagamento delle sanzioni, senza tuttavia fermare il fenomeno di abusivismo. Per la tutela del patrimonio si impone oggi un cambio di strategia e con questa finalità alcune Pa hanno iniziato ad applicare il disposto di cui all'articolo 3, comma 16, della legge 94/2009 che sostanzialmente prevede, nei casi di indebita occupazione di suolo pubblico, l'ordinanza di immediato ripristino dello stato dei luoghi a spese degli occupanti e, se si tratta di occupazione a fine di commercio, la chiusura dell'esercizio fino al pieno adempimento dell'ordine e comunque per un periodo non inferiore a cinque giorni.

La chiusura dell'attività
Prevedere e ordinare la chiusura dell'attività ha un effetto dirompente e quanto mai incisivo; che va direttamente a colpire la vita e gli interessi delle attività commerciali stesse che hanno commesso l'abuso. Da segnalare che questa procedura per di più non comporta eccessivi oneri a carico della Pa, che riesce a ottenere il massimo effetto senza dover sostenere quei costi di rimozione e custodia dei beni sequestrati previsti ad esempio nelle procedure di rimozione di sgombero forzoso delle aree. Alcuni Comuni, vista l'efficacia della procedura, hanno iniziato a sfruttarla anche per contrastare le morosità nei pagamenti Tosap/Cosap, prevedendo nel regolamento comunale, il mancato pagamento del suolo pubblico tra le cause di revoca dell'autorizzazione e tra i motivi di diniego al rilascio di nuove autorizzazioni; con questo accorgimento regolamentare si generano le condizioni per applicare la procedura di chiusura attività anche a quei soggetti che di fatto occupano senza pagare il suolo pubblico. La legge n. 94 rappresenta così anche un grande strumento di lotta all'evasione a disposizione degli uffici Entrate dei Comuni.
La legittimità della procedura trova importanti conferme dal Dipartimento di pubblica sicurezza del ministero dell'Interno che ne ha avallato l'applicazione con la circolare. n. 557/LEG/240520.09, dal giudice amministrativo, con la sentenza del Tar Lazio n. 7868/2012 e dal Consiglio di Stato con le sentenze nn. 1611 e 1622 del 2015.

di Alessandro Merciari http://www.quotidianoentilocali.ilsole24ore.com