Ok di Confcommercio («Ma poco coraggio») e Confesercenti. Stop alla costruzione di centri commerciali in periferia o in campagna. Spazio ai temporary store e all’e-commerce
VENEZIA — Il tempo stava per scadere: il 31 dicembre, infatti, scade la moratoria della Regione sui centri commerciali e con il ritorno in vigore della vecchia legge del 2004 (contraria alle norme europee, basti pensare che la direttiva Bolkenstein è del 2006) il rischio, concreto, era quello del via libera tutti, della deregulation totale. E invece il consiglio regionale ce l’ha fatta, con uno scatto di reni proprio sotto Natale: con i voti favorevoli di Lega Nord e Pdl, l'astensione di Pd, Udc e Idv ed il voto contrario di Verso Nord e Rifondazione Comunista, venerdì è stata approvata la nuova legge sul Commercio.
L’obiettivo principale del testo messo a punto dall’assessore allo Sviluppo economico Isi Coppola è quello di favorire l’apertura di nuovi negozi, fossero anche centri commerciali, nei centri storici, così da rivitalizzarli e magari recuperare immobili dismessi e degradati, risparmiando al contempo il consumo di altro territorio. Come? La leva è data dalle norme urbanistiche che troveranno posto in un successivo regolamento sul quale, non a caso, si concentra ora l’attenzione delle associazioni di categoria.
Le autorizzazioni commerciali (che diventeranno indispensabili anche solo per iniziare i lavori di costruzione, così da evitare la nascita di nuovi colossi completamente vuoti, già vista in passato) verranno semplificate per quanto riguarda i centri storici mentre diventeranno sempre più irraggiungibili, e gravate di vincoli, man mano che ci si allontana dal centro urbano. Il suolo agricolo, poi, diventerà intoccabile: non sarà infatti più possibile edificarvi grandi strutture, che dovranno essere localizzate in aree appositamente classificate come idonee dagli strumenti urbanistici sulla base dei criteri che saranno stabiliti dal regolamento di giunta (si tratterà soprattutto di aree degradate da recuperare).
Tra gli altri interventi previsti dalla nuova legge, i temporary store (aperti solo pochi giorni, al più un mese), i distretti del commercio e l’e-commerce, oltre ad agevolazioni per l'accesso al credito e l'istituzione di un fondo regionale per la riqualificazione delle attività commerciali. «E’ una buona legge - commenta al termine del voto il presidente della commissione Commercio, Luca Baggio della Lega - che ha dato ascolto a tutti, rappresentanze sindacali, di categoria e dei consumatori, cercato di dar loro una risposta. Con questo provvedimento cerchiamo di riaffermare la nostra podestà sul commercio, che l'Europa pian piano cerca di sfilarci». Roberto Fasoli, vice di Baggio in quota Pd, si dice invece deluso dalla bocciatura degli emendamenti che puntavano a valorizzare la concertazione con i Comuni, i sindacati, le categorie ed i consumatori in materia di pianificazione: «Ci preoccupa la tendenza della giunta di avocare a sé i provvedimenti attuativi, escludendo di fatto il consiglio». E se Stefano Peraro (Udc) lamenta «la totale carenza della pianificazione territoriale nel testo approvato» e Diego Bottacin di Verso Nord si dice convinto che «l’unico modo per agevolare le imprese commerciali è stabilire regole chiare e diminuire le tasse e la Regione non ha fatto né l’uno, né l’altro », le associazioni di categoria, da Confcommercio a Confesercenti, si dicono sostanzialmente soddisfatte («La priorità era approvare la nuova legge prima del 31 dicembre ») anche se certo, «si poteva fare di più».
Massimo Zanon (Confcommercio): «Speravamo in una legge più coraggiosa, intanto è stato centrato l’obiettivo di ribadire con forza la competenza della Regione in materia di commercio. Serve un’inversione di tendenza rispetto al passato: vigileremo sul regolamento perché non venga lasciato spazio a interpretazioni, magari a favore di nuovi complessi legati alle arterie stradali». Sulla stessa linea d’onda anche il presidente di Confesercenti, Maurizio Franceschi: «Lavoreremo affinché trovi spazio nel regolamento la concertazione con i Comuni e le associazioni di categoria ma siamo comunque soddisfatti perché la legge va nelle due direzioni auspicate: da un lato semplifica l’iter per le nuove aperture, anche medio o grandi, nei centri storici, dall’altro frena in modo deciso sul consumo di altre territorio. Il Veneto è già stato devastato abbastanza».
VENEZIA — Il tempo stava per scadere: il 31 dicembre, infatti, scade la moratoria della Regione sui centri commerciali e con il ritorno in vigore della vecchia legge del 2004 (contraria alle norme europee, basti pensare che la direttiva Bolkenstein è del 2006) il rischio, concreto, era quello del via libera tutti, della deregulation totale. E invece il consiglio regionale ce l’ha fatta, con uno scatto di reni proprio sotto Natale: con i voti favorevoli di Lega Nord e Pdl, l'astensione di Pd, Udc e Idv ed il voto contrario di Verso Nord e Rifondazione Comunista, venerdì è stata approvata la nuova legge sul Commercio.
L’obiettivo principale del testo messo a punto dall’assessore allo Sviluppo economico Isi Coppola è quello di favorire l’apertura di nuovi negozi, fossero anche centri commerciali, nei centri storici, così da rivitalizzarli e magari recuperare immobili dismessi e degradati, risparmiando al contempo il consumo di altro territorio. Come? La leva è data dalle norme urbanistiche che troveranno posto in un successivo regolamento sul quale, non a caso, si concentra ora l’attenzione delle associazioni di categoria.
Le autorizzazioni commerciali (che diventeranno indispensabili anche solo per iniziare i lavori di costruzione, così da evitare la nascita di nuovi colossi completamente vuoti, già vista in passato) verranno semplificate per quanto riguarda i centri storici mentre diventeranno sempre più irraggiungibili, e gravate di vincoli, man mano che ci si allontana dal centro urbano. Il suolo agricolo, poi, diventerà intoccabile: non sarà infatti più possibile edificarvi grandi strutture, che dovranno essere localizzate in aree appositamente classificate come idonee dagli strumenti urbanistici sulla base dei criteri che saranno stabiliti dal regolamento di giunta (si tratterà soprattutto di aree degradate da recuperare).
Tra gli altri interventi previsti dalla nuova legge, i temporary store (aperti solo pochi giorni, al più un mese), i distretti del commercio e l’e-commerce, oltre ad agevolazioni per l'accesso al credito e l'istituzione di un fondo regionale per la riqualificazione delle attività commerciali. «E’ una buona legge - commenta al termine del voto il presidente della commissione Commercio, Luca Baggio della Lega - che ha dato ascolto a tutti, rappresentanze sindacali, di categoria e dei consumatori, cercato di dar loro una risposta. Con questo provvedimento cerchiamo di riaffermare la nostra podestà sul commercio, che l'Europa pian piano cerca di sfilarci». Roberto Fasoli, vice di Baggio in quota Pd, si dice invece deluso dalla bocciatura degli emendamenti che puntavano a valorizzare la concertazione con i Comuni, i sindacati, le categorie ed i consumatori in materia di pianificazione: «Ci preoccupa la tendenza della giunta di avocare a sé i provvedimenti attuativi, escludendo di fatto il consiglio». E se Stefano Peraro (Udc) lamenta «la totale carenza della pianificazione territoriale nel testo approvato» e Diego Bottacin di Verso Nord si dice convinto che «l’unico modo per agevolare le imprese commerciali è stabilire regole chiare e diminuire le tasse e la Regione non ha fatto né l’uno, né l’altro », le associazioni di categoria, da Confcommercio a Confesercenti, si dicono sostanzialmente soddisfatte («La priorità era approvare la nuova legge prima del 31 dicembre ») anche se certo, «si poteva fare di più».
Massimo Zanon (Confcommercio): «Speravamo in una legge più coraggiosa, intanto è stato centrato l’obiettivo di ribadire con forza la competenza della Regione in materia di commercio. Serve un’inversione di tendenza rispetto al passato: vigileremo sul regolamento perché non venga lasciato spazio a interpretazioni, magari a favore di nuovi complessi legati alle arterie stradali». Sulla stessa linea d’onda anche il presidente di Confesercenti, Maurizio Franceschi: «Lavoreremo affinché trovi spazio nel regolamento la concertazione con i Comuni e le associazioni di categoria ma siamo comunque soddisfatti perché la legge va nelle due direzioni auspicate: da un lato semplifica l’iter per le nuove aperture, anche medio o grandi, nei centri storici, dall’altro frena in modo deciso sul consumo di altre territorio. Il Veneto è già stato devastato abbastanza».