Lunghe “trasferte” in giro per la Sicilia e anche in altre regioni per accompagnare chi va sottoposto a Tso. E il Comune (che ha 10 vigili) si sobbarca spese trasporto e degenza di soggetti spesso non residenti a Taormina
Per l’organico già notoriamente deficitario della Polizia municipale si fa sempre più pressante un’altra incombenza, un problema poco reclamizzato ma che sta creando non pochi disagi ai pochi vigili disponibili a Taormina.
La Pm della località jonica effettua infatti oltre 30 trattamento sanitario obbligatorio (T.S.O.) all’anno.
Si parla cioè di quelle procedure sanitarie normate e con specifiche tutele di legge, applicate in caso di motivata necessità e urgenza clinica, per soggetti in stato di alterazione psicofisica, a tutela della sua salute e sicurezza pubblica.
A Taormina la Polizia municipale può contare solo 10 vigili urbani che sono spesso costretti ad effettuare lunghe trasferte in altre province della Sicilia e persino in altre regioni d’Italia per accompagnare i soggetti da sottoporre a TSO in apposite strutture. Viaggi sino a Gela, Partinico, Corleone, Avola, Ragusa o persino Potenza.
Ovviamente questi spostamenti richiedono la presenza di almeno 2 vigili e c’è stato anche qualche caso in cui per la pericolosità del soggetto da trattare sono stati impiegati anche 6 agenti. Per i vari trattamenti il Comune fa un’ordinanza e deve sobbarcarsi sia le spese e gli oneri per l’accompagnamento sia la degenza, il periodo cioè di ricovero della persona.
Si determinano, insomma, due problemi: un Comune che ha 10 vigili è costretto a farli viaggiare ed è costretto a togliere risorse ad un Corpo di Polizia municipale ridotto ai minimi storici, ed al contempo la casa municipale deve sostenere spese ingenti che gravano su un bilancio che è da “allarme rosso”. Come risolvere il problema? Una soluzione ci sarebbe.
Al momento il Comune di Taormina deve occuparsi per i Tso anche di soggetti che non sono del luogo: basta insomma che l’episodio segnalato avvenga sul territorio locale e la competenza diventa di questa municipalità.
Si dovrebbe, invece, stipulare un protocollo tra i Comuni per far sì’ che ad occuparsi dell’accompagnamento della persona e delle spese per il trattamento sia, di volta in volta, il Comune nel quale risiede l’individuo. Una ripartizione, insomma, degli oneri e dei costi.
Per l’organico già notoriamente deficitario della Polizia municipale si fa sempre più pressante un’altra incombenza, un problema poco reclamizzato ma che sta creando non pochi disagi ai pochi vigili disponibili a Taormina.
La Pm della località jonica effettua infatti oltre 30 trattamento sanitario obbligatorio (T.S.O.) all’anno.
Si parla cioè di quelle procedure sanitarie normate e con specifiche tutele di legge, applicate in caso di motivata necessità e urgenza clinica, per soggetti in stato di alterazione psicofisica, a tutela della sua salute e sicurezza pubblica.
A Taormina la Polizia municipale può contare solo 10 vigili urbani che sono spesso costretti ad effettuare lunghe trasferte in altre province della Sicilia e persino in altre regioni d’Italia per accompagnare i soggetti da sottoporre a TSO in apposite strutture. Viaggi sino a Gela, Partinico, Corleone, Avola, Ragusa o persino Potenza.
Ovviamente questi spostamenti richiedono la presenza di almeno 2 vigili e c’è stato anche qualche caso in cui per la pericolosità del soggetto da trattare sono stati impiegati anche 6 agenti. Per i vari trattamenti il Comune fa un’ordinanza e deve sobbarcarsi sia le spese e gli oneri per l’accompagnamento sia la degenza, il periodo cioè di ricovero della persona.
Si determinano, insomma, due problemi: un Comune che ha 10 vigili è costretto a farli viaggiare ed è costretto a togliere risorse ad un Corpo di Polizia municipale ridotto ai minimi storici, ed al contempo la casa municipale deve sostenere spese ingenti che gravano su un bilancio che è da “allarme rosso”. Come risolvere il problema? Una soluzione ci sarebbe.
Al momento il Comune di Taormina deve occuparsi per i Tso anche di soggetti che non sono del luogo: basta insomma che l’episodio segnalato avvenga sul territorio locale e la competenza diventa di questa municipalità.
Si dovrebbe, invece, stipulare un protocollo tra i Comuni per far sì’ che ad occuparsi dell’accompagnamento della persona e delle spese per il trattamento sia, di volta in volta, il Comune nel quale risiede l’individuo. Una ripartizione, insomma, degli oneri e dei costi.