Il Consiglio dei ministri di oggi ha approvato lo schema di Dlgs su «nuove deleghe in materia sanitaria» che riguarda gli enti vigilati della Salute e sulla sicurezza alimentare, già anticipato su questo sito, e che rappresenta il capitolo più ampio. Il Dlgs dà più tempo per emanare i decreti di riordino degli enti vigilati del ministero della Salute in sintonia con le previsioni già contenute nel collegato lavoro e comunque prevede ex novo una delega al Governo per un testo unico della normativa sugli enti vigilati, con il principio e criterio direttivo del coordinamento delle disposizioni con quelle riguardanti la natura giuridica, le funzioni, il patrimonio, i finanziamenti, con i necessari aggiornamenti dettati da esigenze operative. Insomma, non più tanti Dlgs frammentati, ma un unico testo che riveda e coordini tutta la materia.
Più ampio il capitolo della sicurezza alimentare. La delega riguarda gli adeguamenti italiani alla disciplina Ue e si basa su alcuni princìpi e criteri fondamentali.
Il primo è la necessità di uno sfoltimento della normativa "formalmente" vigente ma sostanzialmente superata e questo avverrà attraverso l'applicazione dei tradizionali criteri gerarchici e cronologici di risoluzione delle contrapposizioni normative. C'è poi l'esigenza della compilazione di un decreto che consenta di ordinare in maniera omogenea i diversi settori che riguardano la sicurezza alimentare e che deve essere dotato di una sua «coerenza logica», come spiega la relazione illustrativa, oltre che sistematica e deve poter «concretizzare quel processo di semplificazione del linguaggio normativo importante in un settore tecnico quale quello dell'igiene e della sicurezza degli alimenti».
Essenziali sono anche la riformulazione e la razionalizzazione dell'apparato sanzionatorio per potenziare le sanzioni penali e amministrative previste dalla normativa di settore e l'esigenza di individuare meccanismi di raccordo e coordinamento tra i diversi soggetti coinvolti nell'attività di controllo ufficiale, con lo scopo in più di garantire un adeguato flusso di informazioni e una efficace collaborazione tra le amministrazioni, assicurando al ministero della Salute e alle Autorità europee la disponibilità di un canale privilegiato di accesso ai dati raccolti durante i controlli.
Serve anche - e il Dlgs dovrà provvedere - un maggiore coordinamento tra gli Uffici periferici delle amministrazioni, allo scopo di promuovere le migliori strategie per individuare le procedure di controllo più efficaci nell'introduzione di merci e prodotti da Paesi terzi.
E naturalmente - è scritto a chiare lettere - l'attuazione della delega non dovrà comportare oneri aggiuntivi per il bilancio dello Stato sia sotto il profilo finanziario sia in termini di risorse umane utilizzate.
Ricorda Palazzo Chigi che “la normativa sulla sicurezza alimentare, igienicità e salubrità dei prodotti alimentari è stata introdotta in Italia nel 1962. Nel corso degli ultimi anni, grazie all’azione dell’Unione europea, le discipline degli Stati membri sono state progressivamente uniformate fino a delineare una disciplina di settore fondata su principi e regole comuni”. Con la delega, si intende dare attuazione alle norme comunitarie che attribuiscono agli Stati la facoltà di adottare misure specifiche o alternative rispetto a quelle previste dai regolamenti. Il tutto nell’ottica di avviare “una ricognizione completa delle disposizioni sanitarie vigenti in materia di alimenti e mangimi” e di semplificare le norme esistenti, potenziando la tutela della salute e riducendo gli oneri a carico di imprese e cittadini.
I criteri fondamentali della delega, spiega Palazzo Chigi, sono lo “sfoltimento della normativa vigente”, la “omogeneizzazione dei diversi settori che riguardano la sicurezza alimentare”, la razionalizzazione delle sanzioni, l’individuazione di meccanismi di coordinamento fra tutti i soggetti che si occupano dei controlli. Inoltre, la delega in materia sanitaria prevede la realizzazione di testi unici per dare organicità alla normativa sugli enti vigilati dal Ministero della salute: Istituto superiore di sanità, Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, Istituto Zooprofilattico Sperimentale e Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori.
Più ampio il capitolo della sicurezza alimentare. La delega riguarda gli adeguamenti italiani alla disciplina Ue e si basa su alcuni princìpi e criteri fondamentali.
Il primo è la necessità di uno sfoltimento della normativa "formalmente" vigente ma sostanzialmente superata e questo avverrà attraverso l'applicazione dei tradizionali criteri gerarchici e cronologici di risoluzione delle contrapposizioni normative. C'è poi l'esigenza della compilazione di un decreto che consenta di ordinare in maniera omogenea i diversi settori che riguardano la sicurezza alimentare e che deve essere dotato di una sua «coerenza logica», come spiega la relazione illustrativa, oltre che sistematica e deve poter «concretizzare quel processo di semplificazione del linguaggio normativo importante in un settore tecnico quale quello dell'igiene e della sicurezza degli alimenti».
Essenziali sono anche la riformulazione e la razionalizzazione dell'apparato sanzionatorio per potenziare le sanzioni penali e amministrative previste dalla normativa di settore e l'esigenza di individuare meccanismi di raccordo e coordinamento tra i diversi soggetti coinvolti nell'attività di controllo ufficiale, con lo scopo in più di garantire un adeguato flusso di informazioni e una efficace collaborazione tra le amministrazioni, assicurando al ministero della Salute e alle Autorità europee la disponibilità di un canale privilegiato di accesso ai dati raccolti durante i controlli.
Serve anche - e il Dlgs dovrà provvedere - un maggiore coordinamento tra gli Uffici periferici delle amministrazioni, allo scopo di promuovere le migliori strategie per individuare le procedure di controllo più efficaci nell'introduzione di merci e prodotti da Paesi terzi.
E naturalmente - è scritto a chiare lettere - l'attuazione della delega non dovrà comportare oneri aggiuntivi per il bilancio dello Stato sia sotto il profilo finanziario sia in termini di risorse umane utilizzate.
Ricorda Palazzo Chigi che “la normativa sulla sicurezza alimentare, igienicità e salubrità dei prodotti alimentari è stata introdotta in Italia nel 1962. Nel corso degli ultimi anni, grazie all’azione dell’Unione europea, le discipline degli Stati membri sono state progressivamente uniformate fino a delineare una disciplina di settore fondata su principi e regole comuni”. Con la delega, si intende dare attuazione alle norme comunitarie che attribuiscono agli Stati la facoltà di adottare misure specifiche o alternative rispetto a quelle previste dai regolamenti. Il tutto nell’ottica di avviare “una ricognizione completa delle disposizioni sanitarie vigenti in materia di alimenti e mangimi” e di semplificare le norme esistenti, potenziando la tutela della salute e riducendo gli oneri a carico di imprese e cittadini.
I criteri fondamentali della delega, spiega Palazzo Chigi, sono lo “sfoltimento della normativa vigente”, la “omogeneizzazione dei diversi settori che riguardano la sicurezza alimentare”, la razionalizzazione delle sanzioni, l’individuazione di meccanismi di coordinamento fra tutti i soggetti che si occupano dei controlli. Inoltre, la delega in materia sanitaria prevede la realizzazione di testi unici per dare organicità alla normativa sugli enti vigilati dal Ministero della salute: Istituto superiore di sanità, Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, Istituto Zooprofilattico Sperimentale e Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori.
IL TESTO DELLA RELAZIONE ILLUSTRATIVA
IL TESTO DELLA RELAZIONE TECNICA
IL TESTO DELLA RELAZIONE TECNICO-NORMATIVA
IL TESTO DELL'ANALISI DI IMPATTO DELLA REGOLAMENTAZIONE
Il Sole 24 Ore sanita - 14 settembre 2012