Torna il terzo mandato per i sindaci dei piccoli comuni. Il tormentone,
oggetto di battaglie più che decennali da parte dei primi cittadini dei
municipi sotto i 5 mila abitanti, sembrava caduto nel dimenticatoio,
sopravanzato da altri temi più urgenti nell'agenda dei mini-enti: dal
taglio ai trasferimenti, all'obbligo di associazionismo, dai paletti
alle assunzioni alla perequazione in ottica federalismo fiscale. Ma è
stato rispolverato dai due relatori alla Carta delle autonomie, Andrea
Pastore (Pdl) e Enzo Bianco (Pd) nel pacchetto di emendamenti al disegno
di legge, ormai fermo al senato da quasi due anni. Il testo, approvato
dalla camera (anche con una certa celerità) il 30 giugno 2010 sembrava
abbandonato al proprio destino ma Pastore e Bianco hanno deciso di
resuscitarlo depositando in commissione affari costituzionali di Palazzo
Madama un corposo fascicolo di emendamenti volti soprattutto ad
adeguare la ripartizione di funzioni tra comuni, province, regioni e
città metropolitane al restyling delle province voluto dal governo Monti
(non senza qualche incongruenza, si veda altro pezzo in pagina). Nel
lungo elenco di proposte di modifica della governance locale, Pastore e
Bianco hanno infilato qua e là diverse sorprese. A cominciare proprio
dalla deroga al limite del doppio mandato sancito nell'art.51 del Tuel.
Dove dovrebbe trovare posto un'eccezione proprio per i sindaci dei
piccoli comuni che potranno restare in carica una legislatura in più:
per loro infatti il divieto di ricandidarsi si applicherà «allo scadere
del terzo mandato consecutivo». Rispolverato anche il difensore civico,
seppur in versione riveduta e corretta. La figura dell'ombudsman
comunale è stata eliminata nel 2010 da uno dei primi provvedimenti
taglia-poltrone di Roberto Calderoli (dl n.2/2010 convertito nella legge
n.42/2010). Ma ora ritorna dalla finestra proprio nelle province. I
nuovi enti di secondo livello dovranno infatti prevedere per statuto
l'istituzione di un difensore civico provinciale «con compiti di
garanzia, imparzialità e buon andamento della pubblica amministrazione».
A lui il compito di segnalare «anche di propria iniziativa, abusi,
disfunzioni, carenze e ritardi dell'amministrazione nei confronti dei
cittadini». Cinque sezioni per l'albo dei segretari. Non poteva mancare
un cenno all'albo dei segretari comunali orfano dell'Agenzia, soppressa
da Giulio Tremonti nel 2010. L'albo attualmente è articolato in sezioni
regionali, mentre i relatori alla Carta delle autonomie propongono venga
suddiviso in cinque macro-sezioni: Nordest, Nordovest, Centro, Sud e
Isole. L'elenco dei segretari sarà amministrato da un cda, nominato con
dpcm e composto da due sindaci indicati dall'Anci, un presidente di
provincia designato dall'Upi, tre segretari comunali e provinciali
eletti tra gli iscritti e tre esperti designati dalla Conferenza
stato-città.