I nostri politici ( a cominciare del sig. Mario Monti), sono mesi che ci martellano le orecchie con riforme all'insegna della certezza, dell' equità e della semplificazione.
Personalmente mi chiedo:
Ma certezza di che? equità di chi? semplificazione di che cosa?
Si potrebbe scrivere un libro di tutte le "corbellerie" che ci hanno propinato ma non voglio andare fuori tema.
Il Governo si rimangia la parola sull'art. 32, comma 3 quinquies, della legge 27/2012 e fa dietro-front sulla tariffa unica
per i guidatori virtuosi.La norma prevedeva: «Per le classi di massimo sconto, a parità di
condizioni soggettive ed oggettive, ciascuna delle compagnie di
assicurazione deve praticare identiche offerte».
Il ministero dello
sviluppo economico, infatti, ha chiarito pochi giorni fà in una nota che, escludere il parametro
della territorialità nell’analisi del rischio sarebbe in contrasto con
il principio di libertà tariffaria sancito dalla normativa europea. «Una
ragionevole e legittima interpretazione della norma in oggetto dovrebbe
includere nelle differenziazioni tariffarie, possibili anche per le
classi di massimo sconto, quelle legate alle oggettive differenze delle
condizioni di rischio rilevate nei singoli territori (frequenza dei
sinistri, livello dei risarcimenti, ecc.)»
A seguito di questa nota l'ISVAP ha emanato una circolare (che riporto sotto) nella quale ribadisce quanto precedente detto dal ministero.
Alla tirata delle somme?
Le tariffe continueranno ad essere diverse tra Nord e
Sud del Paese, penalizzando gli automobilisti virtuosi del Sud che non
hanno mai provocato incidenti e avuto risarcimenti dalle compagnie
assicurative.
Mario Serio
Circolare ISVAP Prot. n. 09-12-007647 del 19 aprile 2012
Oggetto: legge 24 marzo 2012, n. 27 - Conversione in legge, con modificazioni, del
decreto-legge 24 gennaio 2012, n. 1, recante disposizioni urgenti per la
concorrenza, lo sviluppo delle infrastrutture e la competitività'.
Si fa riferimento alla legge n. 27/2012 di conversione, con modificazioni, del decreto legge n.
1 del 24 gennaio 2012 in materia di liberalizzazioni, entrata in vigore il 25 marzo 2012. Tra le
varie norme che riguardano l’assicurazione obbligatoria r.c. auto, alcune hanno immediato
impatto sui consumatori.
1. Scatola nera
L’art. 32, comma 1, modifica l’art. 132 del Codice delle Assicurazioni, prevedendo che “nel
caso in cui l’assicurato acconsenta all’installazione” sul proprio veicolo di meccanismi
elettronici che registrano l’attività del veicolo, quali la c.d. scatola nera o dispositivi similari, le
imprese applicano una riduzione significativa di premio; i costi della installazione,
ISVAP - Istituto di Diritto Pubblico - Legge 12 Agosto 1982, n. 576
disinstallazione, sostituzione, funzionamento e portabilità di tali meccanismi sono a carico
delle imprese.
Al riguardo questa Autorità ritiene che tale norma - considerata sia la sua ratio (riduzione
delle tariffe), sia la formulazione letterale (il richiamo alla circostanza che l’assicurato possa
“acconsentire” alla installazione implica che l’impresa debba proporgli tale scelta) - introduca
l’obbligo per le imprese di offrire ai consumatori, accanto a polizze r.c. auto “base”, anche
polizze r.c. auto con scatola nera, a fronte di una significativa riduzione del premio.
In sede di conversione del decreto è stata inserita la previsione di un regolamento ISVAP, da
emanarsi, di concerto con il Ministero dello Sviluppo Economico e l’Autorità garante per la
protezione dei dati personali, entro 90 giorni (25 giugno 2012) dalla data di entrata in vigore
della legge di conversione. Il regolamento dovrà stabilire le modalità di raccolta, gestione e
utilizzo, in particolare ai fini tariffari e della determinazione delle responsabilità in occasione
dei sinistri, dei dati raccolti dai meccanismi elettronici, nonché le modalità per assicurare
l’interoperatività di tali meccanismi in caso di sottoscrizione da parte dell’assicurato di un
contratto con impresa diversa da quella che ha installato il meccanismo.
In conseguenza del rinvio al regolamento attuativo si ritiene che il suddetto obbligo per le
imprese di offrire prodotti con scatola nera trovi applicazione successivamente alla
emanazione del regolamento medesimo, per il quale i lavori sono già in corso.
2. Variazione in diminuzione automatica in assenza di sinistri (passaggio a classe di
merito più favorevole)
L’art. 34 bis, introdotto in sede di conversione, integra l’art. 133 del Codice delle
Assicurazioni, aggiungendo al primo periodo - secondo il quale i contratti di assicurazione
debbono essere stipulati in base a condizioni di polizza che prevedano ad ogni scadenza
annuale la variazione in aumento od in diminuzione del premio applicato all'atto della
stipulazione o del rinnovo, in relazione al verificarsi o meno di sinistri nel corso di un certo
periodo di tempo - il seguente periodo “La predetta variazione in diminuzione del premio si
applica automaticamente, fatte salve le migliori condizioni, nella misura preventivamente
quantificata in rapporto alla classe di appartenenza attribuita alla polizza ed esplicitamente
indicata nel contratto. Il mancato rispetto della disposizione ai cui al presente comma
comporta l'applicazione, da parte dell'ISVAP, di una sanzione amministrativa da 1.000 euro a
50.000 euro”.
Al riguardo questa Autorità per dare concreta attuazione alla disposizione, nell’ambito del
quadro comunitario vigente, ritiene che la norma, peraltro assistita da una sanzione
specifica, garantisca al consumatore, oltre a condizioni di maggiore trasparenza, benefici in
termini di riduzioni di premio in assenza di sinistri rispetto all’annualità precedente. Tale
riduzione va indicata in termini percentuali nel contratto in modo da mettere il consumatore
nella condizione di verificarne agevolmente l’applicazione nell’anno successivo, anno in cui
l’impresa potrà indicare un eventuale incremento tariffario per la scadenza ancora
successiva.
In sostanza la norma mira a garantire al consumatore virtuoso (che non ha provocato sinistri
nel periodo di osservazione) di beneficiare effettivamente della riduzione di premio che
l’impresa ha contrattualmente previsto l’anno precedente e alle imprese, qualora il
fabbisogno tariffario lo richieda, di rivisitare la tariffa, comunicando tale eventualità al
consumatore con un anno di anticipo. Della misura dell’eventuale incremento dovrà essere
data comunicazione, ai sensi del Regolamento Isvap n. 4/2006, con almeno 30 giorni di
anticipo. Resta ferma, ovviamente, la possibilità per il consumatore di ricercare offerte più
convenienti, anche mediante l’utilizzo del preventivatore r.c.auto (www.tuopreventivatore.it).
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Si riporta nel seguito un esempio di concreta applicazione.
Una polizza stipulata o rinnovata il 1° maggio 2012 (successivamente, quindi, all’entrata in
vigore della norma) dovrà contenere l’indicazione della riduzione di premio di cui beneficerà
l’assicurato alla scadenza del 1° maggio 2013, in assenza di sinistri nel periodo di
osservazione, riduzione che dovrà essere quantificata in relazione alla classe di merito di
appartenenza. La riduzione pattuita non potrà in alcun caso essere assorbita da eventuali
variazioni tariffarie nel frattempo intervenute.
All’atto del pagamento della nuova annualità (1° maggio 2013) l’impresa, oltre a riconoscere
la riduzione concordata, se del caso, dovrà indicare che alla successiva scadenza
contrattuale il premio potrà variare in relazione al mutato fabbisogno tariffario. L’assicurato,
conoscendo la misura del nuovo premio con almeno 30 giorni di anticipo (1° aprile 2014)
potrà ovviamente ricercare coperture più convenienti. Qualora decida di rimanere con la
stessa compagnia, al momento del rinnovo (1° maggio 2014) il contratto dovrà prevedere per
l’annualità successiva (1° maggio 2015), sempre in assenza di sinistri, la misura della
riduzione in relazione alla classe di merito di appartenenza, e così via.
3 - Valutazione medico legale delle lesioni di lieve entità
I commi 3-ter e 3-quater dell’art. 32, introdotti in sede di conversione, restringono la
risarcibilità del danno biologico per le lesioni di lieve entità di cui all’art. 139 del Codice delle
Assicurazioni.
Le norme, entrate in vigore il 25 marzo 2012, sono applicabili ai sinistri in corso di
valutazione, in cui le fattispecie di danni alla persona di lieve entità non siano ancora state
oggetto di accertamento da parte dell’impresa sotto il profilo medico legale.
La prima disposizione (comma 3-ter) integra il comma 2 dell’articolo 139 del Codice,
prevedendo che “In ogni caso, le lesioni di lieve entità, che non siano suscettibili di
accertamento clinico strumentale obiettivo, non potranno dar luogo a risarcimento per danno
biologico permanente”, mentre la seconda (comma 3-quater) prevede che “Il danno alla
persona per lesioni di lieve entità di cui all’articolo 139 del Codice delle assicurazioni è
risarcito solo a seguito di riscontro medico legale da cui risulti visivamente o
strumentalmente accertata l’esistenza della lesione”.
L’Autorità rileva l’esigenza di fornire al mercato un chiarimento, considerato che le due
norme presentano un campo di applicazione comune, ma sembrano contenere profili
contraddittori. Infatti, mentre il comma 3-ter esclude il risarcimento del danno biologico
“permanente” nel caso in cui le lesioni non siano suscettibili di “accertamento clinico
strumentale obiettivo”, il comma 3-quater ammette il risarcimento (senza specificare se a
titolo di danno biologico permanente o temporaneo) qualora vi sia un riscontro medico legale
da cui risulti “visivamente” o “strumentalmente” accertata l’esistenza della lesione.
Ad avviso di questa Autorità, dalla lettura combinata e sistematica delle due disposizioni è
possibile ricostruire il seguente quadro.
La prima disposizione, che integra il comma 2 dell’art. 139 del Codice delle Assicurazioni,
riferendosi espressamente al danno biologico permanente e, nulla dicendo sul danno
biologico temporaneo, consente, pur in assenza di accertamento clinico strumentale
obiettivo, il risarcimento di quest’ultimo.
La seconda, con valenza più generale, non è espressamente riferita ad alcuna tipologia di
danno biologico (temporaneo o permanente) e consente di accertare la lesione sia
visivamente che strumentalmente.
La lettura combinata e sistematica delle due disposizioni porta a ritenere che soltanto il
danno biologico permanente - cioè i postumi invalidanti conseguenti alla lesione - per poter
dar luogo a risarcimento debba essere stato valutato dal medico legale attraverso un
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accertamento clinico strumentale obiettivo. Il danno biologico temporaneo, cioè i giorni di
inabilità temporanea assoluta o relativa conseguenti all’evento lesivo, potrà invece essere
accertato dal medico legale sia visivamente che strumentalmente.
Tale conclusione è avvalorata dal fatto che un evento lesivo può dar luogo ad un danno
biologico temporaneo, ma non necessariamente ad un danno biologico permanente (art.
139: “per danno biologico si intende la lesione temporanea o permanente all’integrità
psicofisica della persona suscettibile di accertamento medico legale che esplica un’incidenza
negativa sulle attività quotidiane e sugli aspetti dinamico-relazionali della vita del
danneggiato…..”).
Al fine di valutare il concreto esplicarsi dei benefici attesi dalla norma in termini di
contenimento dei costi dei risarcimenti, l’Isvap avvierà una rilevazione periodica secondo
specifiche che saranno oggetto di successiva comunicazione.
4 - Classi di massimo sconto
L’art. 32, comma 3-quinquies, introdotto in sede di conversione, prevede che “Per le classi di
massimo sconto, a parità di condizioni soggettive ed oggettive, ciascuna delle compagnie di
assicurazione deve praticare identiche offerte”.
La norma risulta di non facile interpretazione; il principale dubbio riguarda la portata delle
condizioni “oggettive” che possono giustificare offerte non identiche ed in particolare se tra
tali condizioni rientrino le differenti condizioni di rischio rilevabili nelle diverse aree del
territorio nazionale.
Sul punto, data la delicatezza e la rilevanza della questione, è stata acquisita
l’interpretazione del Ministero dello Sviluppo Economico.
Il Ministero, con nota del 18 aprile 2012, ha reso noto all’Autorità che un’interpretazione
secondo cui a parità delle altre condizioni, sia pure se per i soli assicurati collocati nella
migliore classe di merito, ciascuna impresa sia obbligata ad adottare tariffe assicurative
identiche su tutto il territorio nazionale, con conseguente impedimento assoluto ad utilizzare
il parametro della territorialità nell’analisi del rischio, risulterebbe in contrasto con il principio
di libertà tariffaria affermato in materia dalla normativa comunitaria e, in particolare,
dall’articolo 6 della direttiva 92/49/CEE.
Quanto agli effetti della norma, il Ministero osserva che “quelli attesi sono evidentemente di
contrasto agli aumenti indiscriminati e ingiustificati rilevati in alcune aree del territorio
nazionale, ma non certo quelli di una parimenti ingiustificata redistribuzione di oneri secondo
un malinteso criterio mutualistico che, derogando in modo radicale all’ordinario legame fra
condizioni oggettive e soggettive di rischio e misure tariffarie, determini un livellamento
nazionale delle tariffe a beneficio degli assicurati di alcuni territori, ma a danno degli
assicurati di altri territori e/o con una amplificazione abnorme degli effetti di peggioramento
tariffario per gli assicurati delle classi di minore sconto anche dello stesso territorio oggetto di
tale beneficio. Tale eventualità, anche a prescindere dagli effetti dannosi di incertezza per il
mercato e per gli stessi consumatori che deriverebbero da un’interpretazione a evidente
rischio di successivo annullamento o disapplicazione, non appare comunque neppure
nell’immediato rispondente all’interesse effettivo della generalità dei consumatori.
Il Ministero ritiene quindi che “una ragionevole e legittima interpretazione della norma in
oggetto dovrebbe includere nelle differenziazioni tariffarie, possibili anche per le classi di
massimo sconto, quelle legate alle oggettive differenze delle condizioni di rischio rilevate nei
singoli territori (frequenza dei sinistri, livello dei risarcimenti, ecc.)” e che, “per non vanificare
la norma, si deve ritenere anche, da un lato, che la stessa impone una più stringente
applicazione e dimostrazione da parte delle imprese di assicurazione di criteri oggettivi di
definizione dei meccanismi tariffari per questo specifico aspetto di articolazione territoriale -
con maggiore trasparenza delle scelte tariffarie sia rispetto agli assicurati che nei confronti
ISVAP - Istituto di Diritto Pubblico - Legge 12 Agosto 1982, n. 576
dell’autorità vigilante, anche ai fini della verifica del rispetto del divieto di elusione dell’obbligo
a contrarre - dall’altro, che la stessa norma impone all’intero sistema assicurativo un obiettivo
di progressiva riduzione anche delle residue e giustificate differenze tariffarie territoriali, in
concomitanza con il realizzarsi degli effetti di riduzione dei sinistri e delle frodi e, più in
generale, dei costi assicurativi, che derivano dal complesso delle altre norme contenute con
tali finalità nel medesimo decreto legge. In altre parole, la norma impone comunque alle
imprese di assicurazione di individuare nell’ambito della propria autonomia tariffaria e in
attesa di una più complessiva revisione del sistema bonus-malus, le modalità più idonee per
pervenire progressivamente ad un maggior favore tariffario verso i guidatori più virtuosi,
anche mediante una più adeguata valorizzazione di tale condizione virtuosa nelle aree
territoriali in cui le condizioni di rischio permangano transitoriamente maggiori.”
5 – Altre disposizioni
In merito alle altre disposizioni del decreto in materia r.c.auto ed in dettaglio:
- l’art. 29 (Efficienza produttiva del risarcimento diretto)
- l’art. 30 (Repressione delle frodi)
- l’art. 32, comma 3bis (Banche dati anagrafe testimoni e anagrafe danneggiati)
- l’art. 34 (Obbligo di confronto delle tariffe r.c.auto)
sono in corso di definizione da parte dell’Autorità le previste nuove norme regolamentari che
saranno, come di consueto, sottoposte ad una fase di pubblica consultazione prima della
loro definitiva emanazione.
Il Presidente
(Giancarlo Giannini)
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RcAuto, salta la tariffa unica
"Condizioni di rischio diverse"
Cambiato l'articolo del decreto sulle liberazioni per le enormi differenze fra regioni del nord e del sud nella gestione dei furti e dei sinistri
Salta la tariffa rc auto unica Nord-Sud:
l'articolo del decreto liberalizzazioni che puntava ad eliminare le
enormi disparità di prezzo esistenti in Italia è stato reinterpretato
dal Mse, secondo cui "una ragionevole e legittima interpretazione della
norma dovrebbe includere nelle differenziazioni tariffarie quelle legate
alle oggettive differenze delle condizioni di rischio rilevate nei
singoli territori".
L'articolo 32 della legge sulle liberalizzazioni prevede che "per le classi di massimo sconto, a parità di condizioni soggettive ed oggettive, ciascuna delle compagnie di assicurazione deve praticare identiche offerte".
Ma secondo una nota inviata dal ministero dello Sviluppo economico all'Isvap (e pubblicata in una circolare dello stesso Istituto che aveva chiesto chiarimenti in materia), un'interpretazione secondo cui a parità delle altre condizioni, sia pure se per i soli assicurati della migliore classe di merito, le imprese siano obbligate ad adottare tariffe assicurative identiche su tutto il territorio nazionale, con conseguente impedimento assoluto ad utilizzare il parametro della territorialità nell'analisi del rischio, risulterebbe in contrasto con il principio di libertà tariffaria affermato dalla normativa comunitaria.
Per questo il ministero specifica che "una ragionevole e legittima interpretazione della norma in oggetto dovrebbe includere nelle differenziazioni tariffarie, possibili anche per le classi di massimo sconto, quelle legate alle oggettive differenzedelle condizioni di rischio rilevate nei singoli territori (frequenza dei sinistri, livello dei risarcimenti, ecc)". Allo stesso tempo il dicastero sottolinea anche però che "la stessa norma impone all'intero sistema assicurativo un obiettivo di progressiva riduzione anche delle residue e giustificate differenze tariffarie territoriali, in concomitanza con il realizzarsi degli effetti di riduzione dei sinistri e delle frodi e, più in generale, dei costi assicurativi, che derivano dal complesso delle altre norme contenute con tali finalità nel decreto legge" liberalizzazioni.
(25 aprile 2012) L'articolo 32 della legge sulle liberalizzazioni prevede che "per le classi di massimo sconto, a parità di condizioni soggettive ed oggettive, ciascuna delle compagnie di assicurazione deve praticare identiche offerte".
Ma secondo una nota inviata dal ministero dello Sviluppo economico all'Isvap (e pubblicata in una circolare dello stesso Istituto che aveva chiesto chiarimenti in materia), un'interpretazione secondo cui a parità delle altre condizioni, sia pure se per i soli assicurati della migliore classe di merito, le imprese siano obbligate ad adottare tariffe assicurative identiche su tutto il territorio nazionale, con conseguente impedimento assoluto ad utilizzare il parametro della territorialità nell'analisi del rischio, risulterebbe in contrasto con il principio di libertà tariffaria affermato dalla normativa comunitaria.
Per questo il ministero specifica che "una ragionevole e legittima interpretazione della norma in oggetto dovrebbe includere nelle differenziazioni tariffarie, possibili anche per le classi di massimo sconto, quelle legate alle oggettive differenzedelle condizioni di rischio rilevate nei singoli territori (frequenza dei sinistri, livello dei risarcimenti, ecc)". Allo stesso tempo il dicastero sottolinea anche però che "la stessa norma impone all'intero sistema assicurativo un obiettivo di progressiva riduzione anche delle residue e giustificate differenze tariffarie territoriali, in concomitanza con il realizzarsi degli effetti di riduzione dei sinistri e delle frodi e, più in generale, dei costi assicurativi, che derivano dal complesso delle altre norme contenute con tali finalità nel decreto legge" liberalizzazioni.
http://www.repubblica.it
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ASSICURAZIONI
Rc auto, salta la tariffa unica
Non c’è pace per gli automobilisti napoletani più virtuosi: persino chi
non ha commesso incidenti stradali negli ultimi cinque anni continuerà a
pagare oltre mille euro, il 240% in più di un padovano o di milanese.
Lo prevede una nota del ministero dello Sviluppo economico al decreto liberalizzazioni, che puntava a eliminare le disparità di prezzo tra le varie città italiane. In particolare, l’articolo 32 stabilivae che per le classi di massimo sconto, «a parità di condizioni soggettive ed oggettive», ogni compagnia di assicurazione dovesse praticare offerte identiche.
Ma secondo una nota inviata dal ministero dello Sviluppo economico all’Isvap, una tale interpretazione – ovvero che, a parità delle altre condizioni, sia pure se per i soli assicurati della migliore classe di merito, le imprese siano obbligate ad adottare tariffe identiche su tutto il territorio, senza utilizzare il parametro della territorialità nell’analisi del rischio –, «risulterebbe in contrasto con il principio di libertà tariffaria affermato dalla normativa comunitaria».
Per questo, il ministero ha fatto sapere che «una legittima interpretazione della norma dovrebbe includere nelle differenziazioni tariffarie, possibili anche per le classi di massimo sconto, quelle legate alle oggettive differenze delle condizioni di rischio rilevate nei singoli territori», come la frequenza dei sinistri o il livello dei risarcimenti.
Il ministero ha aggiunto che «la stessa norma impone al sistema assicurativo un obiettivo di progressiva riduzione anche delle residue e giustificate differenze tariffarie territoriali, in concomitanza con il realizzarsi degli effetti di riduzione dei sinistri e delle frodi e, più in generale, dei costi assicurativi, che derivano dal complesso delle altre norme contenute con tali finalità nel decreto legge» liberalizzazioni.
Critiche le associazioni, per le quali «siamo di fronte alla volontà di non intervenire in un settore dove invece ce ne sarebbe bisogno, alla luce di incrementi tariffari che solo nell’ultimo triennio sono arrivati al 32%, pari a 311 euro annui in più, e che negli ultimi 10 anni hanno subìto impennate di circa il 100%». È il commento di Adusbef e Federconsumatori, che invitano a sostenere di più i cittadini «anziché aiutare le compagnie», attraverso più verifiche e controlli, oltre a «norme per una maggiore competitività di sistema».
Intanto, uno studio del sito SuperMoney rivela che la città in cui le assicurazioni costano meno è Padova, dove il prezzo medio è di 310 euro; Milano è seconda con 316 euro, mentre la "maglia nera" spetta proprio a Napoli, dove si arriva a spendere 1.072 euro. Dallo studio, che ha confrontato le tariffe di 25 compagnie, emerge che a Bari la polizza Rc auto costa in media 835 euro. Più omogenei, invece, i costi medi di altre città: Bologna, Firenze, Roma e Torino sono tutte sui 400 euro.
Lo prevede una nota del ministero dello Sviluppo economico al decreto liberalizzazioni, che puntava a eliminare le disparità di prezzo tra le varie città italiane. In particolare, l’articolo 32 stabilivae che per le classi di massimo sconto, «a parità di condizioni soggettive ed oggettive», ogni compagnia di assicurazione dovesse praticare offerte identiche.
Ma secondo una nota inviata dal ministero dello Sviluppo economico all’Isvap, una tale interpretazione – ovvero che, a parità delle altre condizioni, sia pure se per i soli assicurati della migliore classe di merito, le imprese siano obbligate ad adottare tariffe identiche su tutto il territorio, senza utilizzare il parametro della territorialità nell’analisi del rischio –, «risulterebbe in contrasto con il principio di libertà tariffaria affermato dalla normativa comunitaria».
Per questo, il ministero ha fatto sapere che «una legittima interpretazione della norma dovrebbe includere nelle differenziazioni tariffarie, possibili anche per le classi di massimo sconto, quelle legate alle oggettive differenze delle condizioni di rischio rilevate nei singoli territori», come la frequenza dei sinistri o il livello dei risarcimenti.
Il ministero ha aggiunto che «la stessa norma impone al sistema assicurativo un obiettivo di progressiva riduzione anche delle residue e giustificate differenze tariffarie territoriali, in concomitanza con il realizzarsi degli effetti di riduzione dei sinistri e delle frodi e, più in generale, dei costi assicurativi, che derivano dal complesso delle altre norme contenute con tali finalità nel decreto legge» liberalizzazioni.
Critiche le associazioni, per le quali «siamo di fronte alla volontà di non intervenire in un settore dove invece ce ne sarebbe bisogno, alla luce di incrementi tariffari che solo nell’ultimo triennio sono arrivati al 32%, pari a 311 euro annui in più, e che negli ultimi 10 anni hanno subìto impennate di circa il 100%». È il commento di Adusbef e Federconsumatori, che invitano a sostenere di più i cittadini «anziché aiutare le compagnie», attraverso più verifiche e controlli, oltre a «norme per una maggiore competitività di sistema».
Intanto, uno studio del sito SuperMoney rivela che la città in cui le assicurazioni costano meno è Padova, dove il prezzo medio è di 310 euro; Milano è seconda con 316 euro, mentre la "maglia nera" spetta proprio a Napoli, dove si arriva a spendere 1.072 euro. Dallo studio, che ha confrontato le tariffe di 25 compagnie, emerge che a Bari la polizza Rc auto costa in media 835 euro. Più omogenei, invece, i costi medi di altre città: Bologna, Firenze, Roma e Torino sono tutte sui 400 euro.
Andrea D’Agostino
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Rc auto, salta tariffa unica virtuosa
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ROMA
- Salta la tariffa rc auto unica Nord-Sud, con buona pace degli
automobilisti virtuosi di Napoli e delle città del Mezzogiorno.
L'articolo del decreto liberalizzazioni che puntava ad eliminare le
enormi disparità di prezzo esistenti in Italia è stato reinterpretato
dal ministero dello Sviluppo econoico, secondo cui «una ragionevole e
legittima interpretazione della norma dovrebbe includere nelle
differenziazioni tariffarie quelle legate alle oggettive differenze
delle condizioni di rischio rilevate nei singoli territori».
Il ministero. L'articolo 32 della legge sulle liberalizzazioni prevede che «per le classi di massimo sconto, a parità di condizioni soggettive ed oggettive, ciascuna delle compagnie di assicurazione deve praticare identiche offerte». Ma secondo una nota inviata dal ministero dello Sviluppo economico all'Isvap (e pubblicata in una circolare dello stesso Istituto che aveva chiesto chiarimenti in materia), un'interpretazione secondo cui a parità delle altre condizioni, sia pure se per i soli assicurati della migliore classe di merito, le imprese siano obbligate ad adottare tariffe assicurative identiche su tutto il territorio nazionale, con conseguente impedimento assoluto ad utilizzare il parametro della territorialità nell'analisi del rischio, risulterebbe in contrasto con il principio di libertà tariffaria affermato dalla normativa comunitaria. Le tariffe. Per questo il ministero specifica che «una ragionevole e legittima interpretazione della norma in oggetto dovrebbe includere nelle differenziazioni tariffarie, possibili anche per le classi di massimo sconto, quelle legate alle oggettive differenze delle condizioni di rischio rilevate nei singoli territori (frequenza dei sinistri, livello dei risarcimenti, ecc)». Allo stesso tempo il dicastero sottolinea anche però che «la stessa norma impone all'intero sistema assicurativo un obiettivo di progressiva riduzione anche delle residue e giustificate differenze tariffarie territoriali, in concomitanza con il realizzarsi degli effetti di riduzione dei sinistri e delle frodi e, più in generale, dei costi assicurativi, che derivano dal complesso delle altre norme contenute con tali finalità nel decreto legge» liberalizzazioni. Napoli la più cara. Gli automobilisti napoletani che, pur vivendo nella città a più alta sinistrosità d'Italia, riescono a non commettere incidenti possono mettersi il cuore in pace. Il loro è e rimane (vista la nuova interpretazione del dl liberalizzazioni) un triste primato, quello di assicurati più tartassati d'Italia. Lo studio. Dallo studio di SuperMoney (condotto confrontando le tariffe di 25 compagnie) emerge che la città in cui le assicurazioni costano meno è appunto Padova, dove il prezzo medio per il profilo considerato è pari a circa 310 euro, seguita da Milano con un costo di circa 316 euro. La maglia nera spetta invece alla solita Napoli, dove per la stessa polizza si arriva a spendere 1.072 euro. Questo significa che un automobilista napoletano, a parità di qualunque altra condizione, arriva a pagare 762 euro (+246%) in più del collega padovano e 750 euro (+239%) in più del guidatore milanese. Secondo un'indagine del portale SuperMoney, infatti, un medico 42/enne in prima classe di merito e senza incidenti negli ultimi 5 anni paga a Napoli oltre 1.000 euro, il 240% in più di un collega di Padova o di Milano. Anche a Bari la differenza di prezzo, rispetto alle città del Nord, è notevole: qui la polizza rc auto ha un costo medio di circa 835 euro, il 169% in più se confrontato con Padova. Sono invece più omogenei i costi assicurativi nelle altre città considerate (Bologna, Firenze, Roma, Torino, tutte sui 400 euro), compresa Palermo (circa 450 euro). |
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Mercoledì 25 Aprile 2012 -
http://www.ilmessaggero.it
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SALTA L'RC AUTO UNICA: "NIENTE SCONTI AL SUD PER I VIRTUOSI"
Mercoledì 25 Aprile 2012 - 20:14
ROMA
- Salta la tariffa Rc auto unica Nord-Sud, con buona pace degli
automobilisti virtuosi di Napoli e delle città del Mezzogiorno.
L'articolo del decreto liberalizzazioni che puntava ad eliminare le
enormi disparità di prezzo esistenti in Italia è stato reinterpretato
dal Mse, secondo cui «una ragionevole e legittima interpretazione della
norma dovrebbe includere nelle differenziazioni tariffarie quelle legate
alle oggettive differenze delle condizioni di rischio rilevate nei
singoli territori».
L'articolo 32 della legge sulle liberalizzazioni prevede che «per le classi di massimo sconto, a parità di condizioni soggettive ed oggettive, ciascuna delle compagnie di assicurazione deve praticare identiche offerte». Ma secondo una nota inviata dal ministero dello Sviluppo economico all'Isvap (e pubblicata in una circolare dello stesso Istituto che aveva chiesto chiarimenti in materia), un'interpretazione secondo cui a parità delle altre condizioni, sia pure se per i soli assicurati della migliore classe di merito, le imprese siano obbligate ad adottare tariffe assicurative identiche su tutto il territorio nazionale, con conseguente impedimento assoluto ad utilizzare il parametro della territorialità nell'analisi del rischio, risulterebbe in contrasto con il principio di libertà tariffaria affermato dalla normativa comunitaria. Per questo il ministero specifica che «una ragionevole e legittima interpretazione della norma in oggetto dovrebbe includere nelle differenziazioni tariffarie, possibili anche per le classi di massimo sconto, quelle legate alle oggettive differenze delle condizioni di rischio rilevate nei singoli territori (frequenza dei sinistri, livello dei risarcimenti, ecc)». Allo stesso tempo il dicastero sottolinea anche però che «la stessa norma impone all'intero sistema assicurativo un obiettivo di progressiva riduzione anche delle residue e giustificate differenze tariffarie territoriali, in concomitanza con il realizzarsi degli effetti di riduzione dei sinistri e delle frodi e, più in generale, dei costi assicurativi, che derivano dal complesso delle altre norme contenute con tali finalità nel decreto legge» liberalizzazioni. http://www.leggo.it |