Il commerciante: "Ho dovuto chiudere l'attività ma adesso farò una class action con altri esercenti. I vigili dissero ai miei dipendenti che se non ritiravo le denunce, sarebbe stata vita dura"
Continui controlli amministrativi, quarantasette in poco meno di sei mesi, decine di verbali ed un presidio fisso di tre macchine della polizia municipale del I primo gruppo ventiquattro ore su ventiquattro davanti al bar, per vigilare su alcuni tavolini sequestrati. Dai verbali a raffica, alle minacce, prima velate poi chiare ed inequivocabili: "Un vigile si presentò più volte al bar e disse ai miei dipendenti di riferirmi - denuncia Silvestro Romano - che se non ritiravo le querele e i ricorsi, avrei avuto la vita dura e mi avrebbero portato alla chiusura del locale".
È iniziato così il calvario di un imprenditore palermitano, amministratore della società " T&t", titolare di un bar nella zona di via Veneto, in via Lazio 17, costretto alla chiusura ed al licenziamento di diciotto baristi, dopo una lunga battaglia giudiziaria, con il primo municipio e la polizia municipale. L'uomo, dopo aver pagato sedicimila euro ad un geometra, presentatogli da un consigliere municipale per sistemare le pratiche di autorizzazione all'occupazione del suolo pubblico, non ha mai ricevuto nessuna autorizzazione, ma solo sequestri e verbali di contravvenzione a raffica. Della originale vicenda, l'imprenditore denunciò alla procura quanto stava accadendo ed informò con lettere raccomandate il sindaco Gianni Alemanno ed il comandante della municipale Angelo Giuliani, ma non ebbe risposta. Sono passati ormai due anni da quell'iniziativa e proprio nelle settimane scorse è esploso lo scandalo sulle pressioni
dei vgili soprattutto dei commercianti del I Municipio.
Così l'imprenditore di via Veneto ricorda la sua vicenda: "Tutto è iniziato nel 2010 - racconta Silvestro Romano proprietario ed amministratore dell'azienda - quando il consiglio di Stato, si pronunciava con una sentenza a noi favorevole, per mettere i tavolini davanti al locale. Per fare i lavori di ristrutturazione e presentare le pratiche - continua Romano - il consigliere municipale Luigi Ippoliti, proprietario di un ristorante il piazza Mignanelli, mi fece rivolgere ad un geometra che avrebbe sistemato anche l'occupazione del suolo pubblico. Pagai al geometra sedicimila euro, ma non ebbi mai alcuna autorizzazione". E la vicenda giudiziaria dell'imprenditore non è ancora finita, ma intanto tramite, lo studio legale Gelsomina Cimino, l'imprenditore ha iniziato un class action con altri esercenti dove a titolo completamente gratuito, viene offerta assistenza legale a quelle attività commerciali vittime del racket delle licenze.
di EMILIO ORLANDO
Fonte: http://roma.repubblica.it