Sanzionato un comune per Videosorveglianza irregolare (utilizzata per sanzionare lo smaltimento errato dei rifiuti)


 Data Protection Ruling: Recco Municipality's Video Surveillance Violations

Questo documento è una decisione del Garante per la Protezione dei Dati Personali italiano, datata 4 giugno 2025. Riguarda una violazione della normativa sulla protezione dei dati personali (GDPR) da parte del Comune di Recco. La violazione è emersa a seguito di un reclamo relativo alla videosorveglianza utilizzata per sanzionare lo smaltimento errato dei rifiuti, dove non erano presenti informazioni chiare e accessibili sulle modalità di trattamento dei dati. Il Garante ha ingiunto al Comune di adeguarsi fornendo informative complete e facilmente reperibili, e ha imposto una sanzione amministrativa pecuniaria di 5.000 euro. La decisione sottolinea l'importanza della trasparenza e della liceità nel trattamento dei dati da parte degli enti pubblici.

 

 Provvedimento del Garante Privacy (n. 322 del 4 giugno 2025) che riguarda il Comune di Recco.


Riassunto

  • Il reclamo: una cittadina ha contestato di aver ricevuto un verbale per errato conferimento di rifiuti urbani, accertato tramite telecamere comunali. La segnalava la mancanza di cartelli informativi in loco e l’assenza di un’adeguata informativa sul trattamento dei dati personali.

  • La difesa del Comune:

    • Le telecamere erano installate per motivi di sicurezza e ordine pubblico, non specificamente per i rifiuti.

    • I cartelli di primo livello erano presenti agli ingressi del territorio comunale, ma nel luogo interessato erano stati rimossi temporaneamente per lavori.

    • Sul sito istituzionale era pubblicata l’informativa estesa.

    • Successivamente, il Comune ha ripristinato la cartellonistica e aggiornato le informative, differenziando le finalità delle telecamere.

  • Valutazione del Garante:

    • L’uso delle telecamere per finalità di ordine pubblico e ambientali è lecito se previsto dalla legge, ma va rispettato il principio di trasparenza.

    • Al momento dei fatti mancava la cartellonistica, quindi gli interessati non erano informati del trattamento.

    • L’informativa online non era facilmente accessibile tramite il QR code.

    • L’informativa conteneva anche riferimenti impropri alla base giuridica del “legittimo interesse”, non applicabile ai Comuni.

  • Decisione:

    • Accertata la violazione degli artt. 5 (liceità, correttezza e trasparenza), 12 e 13 GDPR.

    • Disposta una sanzione di 5.000 € (importo contenuto vista la gravità media e le dimensioni del Comune).

    • Ordinato al Comune di:

      1. installare cartelli informativi di primo livello vicino a tutte le telecamere, con finalità specifiche;

      2. rendere l’informativa estesa facilmente accessibile (anche via QR code funzionante e coerente);

      3. uniformare i contatti per l’esercizio dei diritti privacy.

    • Prevista la pubblicazione dell’ordinanza sul sito del Garante.


Commento

Questo provvedimento evidenzia alcuni aspetti importanti:

  1. Trasparenza come elemento centrale
    Anche se il Comune aveva motivi legittimi per l’uso delle telecamere, il problema è stato l’assenza di informazione chiara e accessibile ai cittadini. La trasparenza non è un adempimento formale ma una condizione essenziale di liceità del trattamento.

  2. Obbligo di differenziare le finalità
    Non basta dire che le telecamere servono genericamente a “sicurezza” o “ordine pubblico”: ogni dispositivo deve avere una finalità specifica (es. prevenzione abbandono rifiuti) e questa deve essere chiaramente indicata.

  3. Errore sulla base giuridica
    I Comuni non possono invocare il “legittimo interesse” come fanno i privati. Devono fondare i trattamenti solo su compiti di interesse pubblico previsti dalla legge.

  4. Approccio pragmatico del Garante
    La sanzione è stata contenuta (5.000 €) perché:

    • non vi erano danni accertati per la cittadina,

    • il Comune ha collaborato e adottato misure correttive,

    • si tratta di un ente di piccole dimensioni.
      Si nota quindi un bilanciamento tra rigore giuridico e proporzionalità.




Su telegram premium:

1) scheda operativa in forma di checklist per i Comuni (e in generale per gli enti pubblici) che utilizzano sistemi di videosorveglianza, così da prevenire contestazioni e sanzioni come nel caso di Recco.

2) Modello pratico di cartello informativo di primo livello che un Comune può utilizzare per le aree videosorvegliate;

3) fac-simile grafico (layout pronto con icone e disposizione testi) che un Comune potrebbe usare direttamente per la stampa;

4)Video informativo sulla vicenda;
 
5) Provvedimento del Garante Privacy (n. 322 del 4 giugno 2025) che riguarda il Comune di Recco.