Le sequestrarono l'auto per abbandono di rifiuti ad Agrigento, la Cassazione: illegittimo



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La sentenza  della Corte di Cassazione  riguarda un ricorso presentato dal Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Agrigento contro l’ordinanza del 25/11/2024 del Tribunale di Agrigento, che aveva rigettato il sequestro preventivo di un’autovettura intestata a A.P., indagata per abbandono di rifiuti (art. 255, comma 1, D.Lgs. 152/2006).

Sintesi dei punti principali:

  • Il GIP aveva rifiutato la richiesta di sequestro del veicolo.

  • Il Procuratore ha fatto appello, sostenendo che l’auto fosse strumentale all’abbandono dei rifiuti, compiuto a distanza dall’abitazione dell’indagata, e che esistesse un rischio concreto di reiterazione del reato.

  • Il Tribunale ha respinto l’appello, non ritenendo sufficientemente provata la pericolosità concreta.

  • Il Procuratore ha quindi fatto ricorso in Cassazione, denunciando violazioni di legge (art. 321 e art. 125 c.p.p.).

Decisione della Cassazione:

  • Il ricorso è stato dichiarato inammissibile.

  • La Corte ha rilevato che le doglianze riguardavano valutazioni di merito e non violazioni di legge, come richiesto per l’ammissibilità di un ricorso in materia di sequestro preventivo.

  • Il Tribunale aveva comunque motivato in modo sufficiente e coerente, secondo i parametri di legittimità fissati dalla giurisprudenza.

Conclusione: La Cassazione ha confermato l’ordinanza del Tribunale, ritenendo il ricorso del Procuratore privo dei requisiti legali per essere accolto.

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Multa e sanzione penale sì ma niente sequestro dell’auto: la cassazione mette un punto fermo sancendo un principio su un caso che arriva da Agrigento dove il fenomeno dell’abbandono dei rifiuti è sempre stato particolarmente attuale. Lo scorso ottobre una donna era stata sorpresa ad abbandonare rifiuti in aperta campagna, fra Piano Gatta e Montaperto, e la polizia provinciale, sulla base di una nuova normativa che aveva introdotto un reato specifico, non si era limitata alla sanzione amministrativa ma l’aveva denunciata.

La Procura della Repubblica è andata oltre disponendo il sequestro che, tuttavia, non è stata convalidato dal gip e dal tribunale del riesame. «Scarsa educazione civica e inesistente rispetto per l’ambiente dell’indagata», ha sottolineato il giudice bocciando tuttavia la tesi secondo cui la disponibilità dell’auto potesse aggravare il rischio di reiterazione del reato. La questione, infine, è approdata davanti alla suprema corte che, di recente, ha pubblicato le motivazioni con cui è stato dichiarato inammissibile il ricorso della Procura di Agrigento sancendo, così, un precedente giurisprudenziale.


di Redazione Giornale di Sicilia 16 Giugno 2025
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