Bolkestein agli ambulanti dal 2025

La direttiva Bolkenstain, approvata definitivamente dal Parlamento e dal Consiglio Europeo nel 2006, è stata recepita dall’Italia nel 2010. In seguito a una serie di rinvii legislativi delle gare pubbliche, nel 2021 il Consiglio di Stato si è espresso con due sentenze in cui ha stabilito che né la pubblica amministrazione né l’autorità giudiziaria possano applicare nuove proroghe. La situazione è però ancora sospesa: se il governo guidato da Mario Draghi, dando seguito a quanto stabilito in tali pronunce, aveva fissato al 1 gennaio 2024 le aste obbligatorie per le concessioni degli stabilimenti balneari (comparto messo a dura prova dagli effetti della direttiva), il governo di Giorgia Meloni ha prorogato al gennaio 2025 la messa a gara delle concessioni per lo sfruttamento del litorale.

Gli ambulanti hanno sempre sostenuto che la loro attività dovesse essere esclusa dal perimetro della normativa europea sulla liberalizzazione dei servizi, ma a spegnere la loro speranza è intervenuto il Tar del Lazio, che con la sentenza n. 539/2022 ha affermato che la direttiva Bolkestein vale anche per le concessioni dei mercati ambulanti. Esse dovranno infatti essere riassegnate attraverso gare pubbliche sulla base dei principi espressi dal Consiglio di Stato in riferimento alla questione balneari. Su questo aspetto, la decisione definitiva spetterà proprio dal Consiglio di Stato.

Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha firmato il “Milleproroghe”, accompagnando però il suo via libera con una lettera in cui ha espresso le sue riserve sulla proroga ai balneari: “Questa materia è da tempo all’attenzione della Corte di giustizia europea che ha ritenuto incompatibile con il diritto europeo la proroga delle concessioni demaniali marittime disposta per legge, in assenza di qualsiasi procedura di selezione tra i potenziali candidati”, ha scritto il Capo dello Stato, sottolineando come la norma in questione, “oltre a contrastare con le ricordate definitive sentenze del Consiglio di Stato”, si ponga in difformità con il diritto dell’Unione europea, “anche in considerazione degli impegni in termini di apertura al mercato assunti dall’Italia nel contesto del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza”.

tratto parzialmente da www.lindipendente.online