sabato 9 gennaio 2016

T.S.O. & A.S.O.:ASPETTI OPERATIVI

"Il disturbo mentale ha sempre fatto paura e per questo ed altri motivi ha provocato il rifiuto, l'isolamento e l'emarginazione di chi ne è affetto."
È stato scritto e detto di tutto sui provvedimenti di T.S.O. ed urlato che esso non è un provvedimento di "polizia", ma un provvedimento "sanitario". L'esegesi in materia è semplicissima. Un tempo il malato di mente era considerato un rifiuto della società, un deviato, un alienato pericoloso per la sicurezza pubblica e per la quiete sociale. Interpretazione sostenuta nel corso dei secoli, da quella stessa cultura che considerava le donne "streghe". Fino ad arrivare al famigerato T.U.L.P.S. dell'era fascista, che in supporto alla concezioni medico-fisiologiche arcaiche imponeva una procedura coercitiva di tono poliziesco ed una condotta propria dell'emarginazione dell'individuo sottoposto al trattamento sanitario obbligatorio. Ma nell'era moderna cambiano la concezione del problema, la sensibilità verso il malato di mente, l'analisi della malattia. Il soggetto affetto da problemi neuro-psichiatrici non è considerato più un malato in senso clinico e patologico. Il cosiddetto malato non vive nessuna malattia, ma una "condizione" che può e deve essere curata, "affrontata" con sistemi diversi, con una sensibilità nuova, che deve tenere conto del disagio complessivo nel quale piomba il "malato mentale". Quindi muta la considerazione del problema inteso come riflesso sociologico e familiare, cambia il grado di conoscenza nei suoi riguardi, si modifica l'approccio alla questione delle malattie neurovegetative e psichiatriche. Non si usano le camicie di forza o altri sistemi brutali di contenzione. Possiamo discutere quanto vogliamo sulla titolarità giuridica del provvedimento che genera il T.S.O. e sulle competenze e le responsabilità specifiche da additare, ma resta il fatto che, comunque sia, il sindaco ha da sempre emesso l’ordinanza nella sua veste di Autorità Sanitaria Locale e non di Ufficiale di P.S., dopo avere ricevuto la certificazione sanitaria del medico di base o in sua assenza dei Responsabili locali del S.S.N.. Il compito delle forze di polizia e della polizia locale è solo quello di assicurarsi che l’ordinanza venga eseguita. La stessa scorta alle ambulanze e l’assistenza al personale medico rientrano in questo precipuo compito. Nulla di più. Gli organi di polizia non devono assolutamente salire sulle ambulanze, non devono intervenire sul malato, se esso va in escandescenza, se non solamente per dare “ausilio” al personale medico-infermieristico specializzato ed idoneo a trattarlo opportunamente e con sistemi adeguati. Dunque, facciamo attenzione e non lasciamoci prendere dal panico in situazioni simili. Applichiamo la legge e segnaliamo al magistrato la ben più piccola anomalia, senza timore di ricevere filippiche o di essere sottoposti al peso dei provvedimenti disciplinari. Se manca un codice certo e cadenzato, facciamo appello alla nostra grande professionalità, senza sentirci figli di nessuno, affinché prevalga l'orgoglio dell'appartenenza, nella giustezza della deontologia, contro ogni forma di subalternità. Non è tempo di convenzioni o di stipule su scala locale, è tempo invece di realizzare la normativa, mediante una decretazione chiara, che porti "topicamente" ogni cosa nel suo alveo naturale, nel rispetto delle funzioni e delle attribuzioni specialistiche.
(Non è importante tanto il fatto che in futuro ci siano o meno manicomi e cliniche chiuse, è importante che noi adesso abbiamo provato che si può fare diversamente, ora sappiamo che c'è un altro modo di affrontare la questione, anche senza la costrizione.» (Franco Basaglia)
Nello Russo (Segretario Nazionale SILPoL)
Giuseppe Gemellaro (Presidente MAPLI)