Segnalato Da: Associazione Nazionale Coordinamento Camperisti [mailto:web@coordinamentocamperisti.it]
Non si trovano né lungo i tratti appenninici pieni di curve difficili
né sui veloci rettifili di pianura. Sulle autostrade italiane, i “
black spots”
(i punti più critici dove si presentano i rischi maggiori a livello di
incidentalità) si trovano in prossimità di curve “inattese”, cioè su
tratti prevalentemente rettilinei percepiti come facili e quindi
affrontati sottogamba. Un esempio è rappresentato dalla diramazione
Predosa-Bettole,
bretella che collega la A7 e la A26 in provincia di Alessandria (il
percorso dei milanesi verso la Riviera di Ponente). Ma anche l’inizio
della
A25 (tra Torano e Avezzano), in Abruzzo, e
l’ultimo tratto della A14 (tra Bari nord e Taranto nord) presentano
delle somiglianze. Si tratta di punti ad
alta incidentalità
costituiti da curve non particolarmente insidiose in sé, ma posizionate
dopo rettilinei su cui spesso ci si rilassa. A complicare la
situazione, c’è anche il fatto che non si dà il giusto peso ai
segnali “a zebra” (i cartelli con frecce bianche e nere denominati dal Codice della Strada “delineatori modulari di curva”).
NEL DETTAGLIO. Sulla Predosa-Bettole, in particolare, sotto accusa è il
km 17, cioè lo svincolo che immette sulla A7. Sulla
Bari-Taranto fatali (soprattutto per i giovani under 30) sono i
km 685 (tra Bari sud e Acquaviva),
718 (tra Gioia del Colle e Mottola) e
743 (lo svincolo finale che immette sull’Appia). Punti cruciali in cui è meglio prestare più attenzione.
Vincenzo Bonanno