23 settembre 2012-Una sentenza del giudice di pace di Castiglione è destinata a fare
giurisprudenza: una multa con lo speed check o autovelox mobile è stata
cancellata perché i vigili non presidiavano l’apparecchiatura.
«Nascondersi – ha scritto il giudice Rossella Barbaro - serve solo a
creare il risentimento dei cittadini»
MANTOVA. Questa volta un giudice l’ha scritto nero su
bianco in una sentenza che potrebbe fare ora da giurisprudenza, cioè
precedente da seguire. Nel servizio di speed check, o autovelox mobile,
i vigili «devono rendersi visibili, giorno e notte» agli automobilisti.
Non possono nascondersi perché questo è un modo di ingannare i soggetti
controllati.
«L’agente nascosto viola i normali principi di trasparenza e
correttezza che dovrebbero informare tutte le azioni
dell’Amministrazione» determinando «nel cittadino un sentimento di
avversità». Perché «scopo del controllo su strada non è solo quello di
fare repressione, ma soprattutto prevenzione». Amen. A scrivere così
chiaramente questa sentenza il giudice di pace di Castiglione, Rossella
Barbaro. Il caso è quello sollevato da Fabio Benatti, un automobilista
di Solferino che si reca a Castiglione ogni giorno per lavoro. Dopo
avere assistito più volte alla scena dei vigili urbani che caricavano i
nuovi speed check nei pressi dell’ospedale, sulla strada per Desenzano,
l’automobilista, una volta raggiunto d auna contravvenzione, ha deciso
di passare al contrattacco.
Ha filmato la polizia locale mentre posizionano il normale autovelox
all’interno dello speed check, una scatola vuota di colore arancione.
Poi gli agenti salgono sull’auto di servizio, abbandonano la postazione e
si posizionano su una via parallela «riparata da una fila di alberi di
alto fusto», Benatti fa ricorso allegando foto e video e il giudice a
inizi luglio gli dà ragione. Il perché lo si scopre solo con il deposito
della sentenza, nella quale sono illustrate le motivazioni.
Il giudice spiega che la legge equipara gli speed check agli autovelox
mobili che, secondo il parere del ministero delle Infrastrutture, devono
essere presidiati dagli agenti. In secondo luogo, il Codice della
strada, all’articolo 183, dice che gli agenti durante i servizi con
speed check o autovelox mobili «devono rendersi visibili, sia di giorno
che di notte». Combinando i due dettati, il giudice conclude che se c’è
un accertamento in atto, ovvero se nello speed check è effettivamente
caricato l’autovelox, «l’agente deve presidiare l’apparecchiatura
rendendosi visibile ai soggetti controllati».
Basta, insomma, giocare a nascondino con gli automobilisti, perché la
ratio, cioè l’intento della legge è anche quello di fare prevenzione. Il
fatto che gli utenti della strada trovino sul loro tragitto degli
agenti addetti al controllo «induce a prestare maggiore attenzione a non
commettere infrazioni». Quindi un fine educativo, mentre l’agente
nascosto «determina nel cittadino un sentimento di avversità».