Il nucleo era composto da 67 agenti e 4 graduati. Il comandante: «D'ora in poi agiranno sempre in divisa»
MILANO - Lo hanno chiamato - e soprannominato - in tanti modi diversi. Quello ufficiale: Nucleo operativo Duomo-Centro. Nel tempo diventato «Sezione antidegrado» e oggi «Unità antiabusivismo». Gli uomini che lo componevano - 67 agenti della polizia locale e 4 graduati - gli «sbirri». O ancora: l'«unità d'élite», o, all'opposto, i «duri» e anche gli «esaltati». Un variegato ventaglio di appellativi che fa ben capire come fosse amato o odiato (ma anche criticato dalle altre forze dell'ordine) quel gruppo di vigili urbani che, negli ultimi anni e in borghese, si è occupato sì di antiabusivismo ma si è «sporcato» le mani in tante operazioni di polizia giudiziaria.
Della loro esistenza, del loro modo di agire, si è parlato a metà dello scorso febbraio quando l'agente Alessandro Amigoni ha sparato (da due metri di distanza, pare) un proiettile calibro 9 al parco Lambro, lasciando sul terreno gelido il corpo del cileno Marcelo Valentino Gomez Cortes. Subito dopo l'omicidio è tornato alla mente un altro episodio, di 15 giorni prima, quando un equipaggio dello stesso Nucleo aveva aperto il fuoco contro alcuni malviventi che scappavano in auto dopo aver rubato due corni di rinoceronte in un negozio del Centro. Due fattacci che avevano messo in allarme sindaco, assessore alla Sicurezza ma anche il comandante della polizia locale Tullio Mastrangelo da cui dipendono direttamente. Tutti avevano pensato a un ridimensionamento dell'unità operativa.
Venerdì scorso l'ultimo episodio (un clochard francese che si è ribellato ai vigili ed è stato trattato in maniera forse troppo rude) che ha portato alla cancellazione del Nucleo operativo. «Non una chiusura - spiega il comandante Mastrangelo - ma una rimodulazione del servizio. D'ora in poi gli uomini, rigorosamente in divisa, si concentreranno sull'abusivismo che è una piega delle grandi metropoli». Lo «smantellamento», la «rimodulazione», le punizioni non vanno bene al Sulpm, il sindacato di cui è segretario il vigile motociclista Daniele Vincini: «Non ci stiamo a trasferimenti e punizioni prima che siano accertati i fatti. Il personale? È preparato, forse c'è stata un'immissione troppo massiccia di giovani che vanno fatti crescere professionalmente. I modi rudi? Ricordiamoci che non siamo a contatto con persone che hanno studiato a Oxford». Alberto Berticelli
MILANO - Lo hanno chiamato - e soprannominato - in tanti modi diversi. Quello ufficiale: Nucleo operativo Duomo-Centro. Nel tempo diventato «Sezione antidegrado» e oggi «Unità antiabusivismo». Gli uomini che lo componevano - 67 agenti della polizia locale e 4 graduati - gli «sbirri». O ancora: l'«unità d'élite», o, all'opposto, i «duri» e anche gli «esaltati». Un variegato ventaglio di appellativi che fa ben capire come fosse amato o odiato (ma anche criticato dalle altre forze dell'ordine) quel gruppo di vigili urbani che, negli ultimi anni e in borghese, si è occupato sì di antiabusivismo ma si è «sporcato» le mani in tante operazioni di polizia giudiziaria.
Della loro esistenza, del loro modo di agire, si è parlato a metà dello scorso febbraio quando l'agente Alessandro Amigoni ha sparato (da due metri di distanza, pare) un proiettile calibro 9 al parco Lambro, lasciando sul terreno gelido il corpo del cileno Marcelo Valentino Gomez Cortes. Subito dopo l'omicidio è tornato alla mente un altro episodio, di 15 giorni prima, quando un equipaggio dello stesso Nucleo aveva aperto il fuoco contro alcuni malviventi che scappavano in auto dopo aver rubato due corni di rinoceronte in un negozio del Centro. Due fattacci che avevano messo in allarme sindaco, assessore alla Sicurezza ma anche il comandante della polizia locale Tullio Mastrangelo da cui dipendono direttamente. Tutti avevano pensato a un ridimensionamento dell'unità operativa.
Venerdì scorso l'ultimo episodio (un clochard francese che si è ribellato ai vigili ed è stato trattato in maniera forse troppo rude) che ha portato alla cancellazione del Nucleo operativo. «Non una chiusura - spiega il comandante Mastrangelo - ma una rimodulazione del servizio. D'ora in poi gli uomini, rigorosamente in divisa, si concentreranno sull'abusivismo che è una piega delle grandi metropoli». Lo «smantellamento», la «rimodulazione», le punizioni non vanno bene al Sulpm, il sindacato di cui è segretario il vigile motociclista Daniele Vincini: «Non ci stiamo a trasferimenti e punizioni prima che siano accertati i fatti. Il personale? È preparato, forse c'è stata un'immissione troppo massiccia di giovani che vanno fatti crescere professionalmente. I modi rudi? Ricordiamoci che non siamo a contatto con persone che hanno studiato a Oxford». Alberto Berticelli
Fonte: http://milano.corriere.it