Anche il centro storico di Firenze si adegua alle nuove norme
sulle liberalizzazioni del governo Monti: quindi nella cosiddetta area
Unesco via libera all’apertura di nuovi esercizi di somministrazione
(bar, ristoranti, locali etc) ma con regole ben precise da rispettare
con elevati standard strutturali e qualitativi, per limitare l’impatto
sul contesto e garantire uno sviluppo equilibrato e rispettoso del
territorio. Le principali novità per i locali di nuova apertura, che
modificano il Piano della somministrazione introdotto nel 2008,
prevedono l’aumento dal 40 al 60% della superficie destinata ad
accogliere la clientela; l’aumento dell’area destinata a magazzino; una
zona (anche minima) per lo stoccaggio dei rifiuti; vietano la pubblicità
di «offerte promozionali» per gli alcolici (i cosiddetti pub crawl)
pena una multa di 500 euro, limitano l’occupazione del suolo pubblico
destinata ai dehors esterni, che per i nuovi esercizi pubblici non potrà
superare il 50% dello spazio interno. Inoltre, viene vietata la
somministrazione congiunta con altre attività e viene istituito un
Osservatorio ad hoc per monitorare la situazione.
«Negli ultimi tre anni e mezzo -
spiega a il vicesindaco Dario Nardella – l’apertura di nuovi locali
pubblici nel centro storico era stata bloccata con una moratoria, già
scaduta e prorogata, che non aveva più ragion d’essere sia perché era
inadeguata al nuovo contesto normativo, sia perché nel tempo aveva
portato ad una situazione di rendita (basta pensare che era necessario
un surplus fino a 300mila euro per acquistare un‘attività in centro).
D’altro canto, per noi era anche assolutamente doveroso evitare la
proliferazione di locali, magari con un effetto movida: da qui
l’individuazione di queste nuove regole, con quello che abbiamo definito
il modello Firenze, che permetteranno uno sviluppo governato ed
equilibrato dei locali nel centro storico, alle quali si aggiungeranno
poi le nuove misure previste dal regolamento edilizio. In pratica,
secondo le nostre simulazioni, per aprire un nuovo locale in centro ci
vorranno almeno 40 mq di superficie».
Ad oggi, nell’area Unesco si trovano 765 locali pubblici; 930 sono invece quelli nel resto della città. Nello
specifico, ecco le modifiche al piano della somministrazione, che
dovrebbero approdare il 26 marzo al voto del consiglio comunale dopo il
passaggio in commissione di lunedì scorso. Si prevede di aumentare la
percentuale dell’unità immobiliare da destinare a magazzino (7%) per una
gestione degli approvvigionamenti che riduca l’impatto in termini di
traffico (nella versione precedente l’area di magazzinaggio era almeno
pari al 5% della superficie destinata alla produzione, trasformazione,
conservazione degli alimenti). Si prevede una percentuale minima (almeno
il 3% dell’unità immobiliare) anche per gli esercizi di superficie
inferiore ai 250 mq destinata allo stoccaggio dei rifiuti, in modo da
limitare l’impatto sull’esterno dell’attività. Si prevede di modificare
le regole sull’assetto dell’unità immobiliare (art.15), con
l’introduzione di una percentuale maggiore nel rapporto fra superficie
destinata alla somministrazione e la superficie totale dell’unità
immobiliare individuando nel 60% (nella versione precedente era il 40%)
la quota minima di superficie che nelle nuove attività di
somministrazione deve essere disponibile per la clientela, con la
finalità di ottenere all’interno del locale spazi sufficientemente ampi
per accogliere la clientela in modo che la stessa non si riversi
all’esterno.
Si introducono alcuni requisiti sia strutturali che d’esercizio,
il cui rispetto deve essere dichiarato qualora l’attività di
somministrazione si estenda nelle pertinenze dell’unità immobiliare (i
dehors). Tali requisiti condizionano lo svolgimento dell’attività al
rispetto dei requisiti igienico sanitari, da dichiarare con apposita
valutazione nell’ambito della notifica igiene degli alimenti, alla
presentazione di specifica valutazione previsionale di impatto acustico
qualora l’attività di somministrazione all’ esterno si protragga oltre
le 22, ribadendo ed estendendo anche alle pertinenze private, quanto già
previsto nel Piano comunale per le occupazioni di suolo pubblico per
ristoro all’aperto; ed infine prevedendo, per i nuovi insediamenti e per
i trasferimenti di attività già esistenti, che la superficie dello
spazio esterno su suolo pubblico, non possa essere superiore al 50%
della superficie dell’unità immobiliare destinata alla somministrazione,
per evitare l’eccessivo impatto delle attività sull’esterno in termini
di disturbo alla residenza e di sottrazione alla collettività di
crescenti porzioni di suolo pubblico. Si conferma nell’area Unesco (la
cerchia dei viali più l’Oltrarno) quanto già previsto nel Piano del
Commercio, ovvero il divieto di nuove attività di somministrazione
esercitate, in maniera esclusiva o prevalente, secondo modalità
assimilabili al “fast-food” o “self-service” (ad eccezione di quelle
ubicate nei locali posti all’interno della Stazione di S..Maria Novella)
e il divieto di attività di somministrazione sul Ponte Vecchio. Viene
anche istituito, in conformità agli indirizzi dettati dal Piano
strutturale per l’area Unesco, un Osservatorio che svolga attività di
monitoraggio e di georeferenziazione delle attività di somministrazione
al pubblico di alimenti e bevande e un apposito archivio in cui dovranno
confluire tutte le segnalazioni che dovessero pervenire per i disagi e i
disturbi alla residenza.
Infine per tutti i locali (sia i nuovi che i già esistenti) si introduce il divieto,
previsto dal Codice regionale del Commercio, di pubblicizzazione
visibile dall’esterno o collocato all’esterno (o con operazioni
pubblicitarie di altro genere) per mofferte speciali che inducano il
consumo reiterato di alcolici attraverso vendite promozionali. Le
violazioni verranno punite con le sanzioni previste dall’art7 bis del
Testo Unico Enti Locali. (salvo diversa disposizione di legge, per le
violazioni delle disposizioni dei regolamenti comunali e provinciali si
applica la sanzione amministrativa pecuniaria da 25 euro a 500 euro).