lunedì 14 novembre 2011

Ricorsi: ancora aumenti dei costi della giustizia per i cittadini

Dopo l'introduzione del contributo unificato per i ricorsi contro le multe, ora aumenti anche per le impugnazion e i ricorsi per Cassazione

 

Nel maxiemendamento alla legge di stabilità, contenente le misure urgenti volte a tranquillizzare l'Europa e i mercati, è previsto l'aumento del contributo unificato, del 50% per le impugnazioni (II grado) e del 100% per i ricorsi in Cassazione. In questo modo lo Stato persegue due obiettivi: scoraggiare le impugnazioni e realizzare introiti da reinvestire nella Giustizia (si spera...).
IL CONTRIBUTO UNIFICATO COME DETERRENTE - Negli ultimi anni le norme regolatrici dell'accesso alla Giustizia sono state informate da un unico principio: ridurre il contenzioso. E' noto infatti che l'Italia è in coda alle classifiche mondiali per quanto riguarda i tempi di celebrazione dei processi, e che questa lentezza costa milioni di euro alle finanze statali, visto che la Corte di Strasburgo continua da anni a condannare l'Italia per l'eccessiva durata dei procedimenti giudiziari. Quel che è meno noto, o comunque meno chiaro, è che la risposta dello Stato a questa emergenza è costituita sostanzialmente da una progressiva erosione del diritto, garantito costituzionalmente, all'"accesso alla Giustizia". In altre parole, la soluzione che si sta attuando per risolvere il problema dell'ingolfamento dei Tribunali è quello dell'impedire ai cittadini di rivolgersi ai Giudici, che sono già troppo impegnati. In questa direzione si devono leggere tutti i provvedimenti presi nel biennio 2010-2011, come la legge istitutiva della mediazione civile obbligatoria, che mira a trasferire le controversie ai privati, sollevando le Corti di un ingente carico di lavoro, e le modifiche delle norme relative al c.d. "contributo unificato". Tale contributo, rappresentato fisicamente da una singola marca da bollo, che varia da un minimo di 37 euro a un massimo di 1.466 (per le cause di valore superiore a 520.000 euro), costituisce sostanzialmente l'importo unitario richiesto al cittadino e volto a coprire le spese di Giustizia.
SCOMPAIONO LE GARANZIE PER I SOGGETTI DEBOLI - Fino a un anno fa esso non era dovuto dai cittadini che si rivolgevano al Giudice per questioni di particolare rilevanza sociale, come le vertenze in materia di lavoro e quelle in materia di diritto di famiglia. Secondo un civilissimo principio, era infatti ritenuto ingiusto che il lavoratore vittima di soprusi o il coniuge che necessitava della pronuncia del Giudice per separarsi, dovesse accollarsi le spese di Giustizia. Lo stesso trattamento era riservato al cittadino che si riteneva sanzionato ingiustamente dalla Pubblica Amministrazione, e infatti, fino a dicembre 2010, ognuno poteva ricorrere direttamente al giudice di pace per chiedere l'annullamento della multa, senza dover sborsare nulla. Nel caso delle contravvenzioni, l'introduzione dell'obbligo di versamento del contributo unificato è stato particolarmente efficace: l'obbligo di versare 37 euro per le vertenze fino a 1.100 euro (85 euro per vertenze tra i 1.100 e i 5.200 e 206 euro per vertenze superiori o indeterminabili), ha scoraggiato tutti coloro che ricorrevano al giudice per piccoli importi, essendo improbabile che la decisione del Giudice di Pace permetta al ricorrente di recuperare le spese vive.
IMPUGNAZIONI E RICORSI IN CASSAZIONE - Ad ulteriore sfruttamento di questo meccanismo deterrente, il Governo uscente ha inserito nel maxiemendamento, maturato negli ultimi convulsi giorni di ansia per la situazione finanziaria del Paese, una norma che raddoppia il contributo unificato per i procedimenti in cassazione e aumenta fino alla metà quello per le impugnazioni davanti alle Corti d'Appello. Il ragionamento è sempre lo stesso: non fate cause, non proponete ricorsi, non ricorrete in appello, non ricorrete in Cassazione. Caso mai, andate a fare la mediazione, che costa meno e non affossa i Tribunali. Ora che il cerchio si stringe intorno al malfunzionamento della Pubblica Amministrazione, si scaricano sui cittadini i costi della pluridecennale disorganizzazione, e i diritti che in passato rappresentavano un segno di civiltà e giustizia sociale, ora scricchiolano. La Giustizia, come la Sanità, dovrebbe essere garantita a tutti i cittadini. Purtroppo, in questi tempi bui, molti "diritti di tutti" rischiano di diventare "privilegi di pochi".

di Antonio Benevento
Fonte: http://www.sicurauto.it