La Prima
Sezione della Suprema Corte con sentenza n. 43394 del 16 ottobre 2014
supera il contrasto giurisprudenziale in materia di "quasi flagranza" di
reato. Niente arresto in "quasi" flagranza se avviene dopo
l'acquisizione di informazioni da parte di terzi.
Si legge sulla stampa che a ferragosto R.Q. aveva tentato di
uccidere un rivale, ferendolo all'inguine. Durante la fuga R.Q.
nascondeva la pistola nell'incavo di un albero e nelle more delle
ricerche giudiziarie, il fuggitivo si costituiva rilevando ai
Carabinieri il nascondiglio dell'arma.
Tentato omicidio e detenzione di arma da fuoco, questi i reati per il
quali però il Giudice delle Indagine Preliminari non convalidava
l'arresto in flagranza.
Il Procuratore ricorre in Cassazione, ma la Prima sezione penale
della Corte di Cassazione con sentenza n. 43394 depositata il 16 ottobre
2014 ha respinto il ricorso.
La sentenza è interessante sotto 2 profilI. In primo luogo con
riferimento alla detenzione illecita dell'arma, la Cassazione ha
precisato che al momento dell'arresto mancava proprio la detenzione in
quanto la pistola si trovava in luogo al di fuori della sfera di
possibilità di immediata apprensione del delinquente che appunto l'aveva
nascosta nell'incavo di un'albero.
Inoltre la Suprema Corte dando atto del contrasto in giurisprudenza
sul tema, ha affermato che non ricorre lo stato di quasi flagranza
qualora l’inseguimento dell’indagato da parte della polizia giudiziaria
sia iniziato, non già a seguito e a causa della diretta percezione dei
fatti, ma per effetto e solo dopo l’acquisizione di informazioni da
parte di terzi.
Fonte: Corte di Cassazione
Enrico Michetti
La Direzione
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