martedì 5 giugno 2012

Limiti al silenzio assenzo nel campo del C.d.S.

Il silenzio assenso di cui all’articolo 20 della legge numero 241 del 7 agosto 1990 non si applica per atti e procedimenti attinenti alla sicurezza pubblica e alla pubblica incolumità, come nel caso dell’articolo 23 del Codice della strada (Cassazione civile, numero 19103 del 19 settembre 2011).

SUPREMA CORTE DI CASSAZIONE SEZIONE II CIVILE
Sentenza 5 luglio - 19 settembre 2011, n. 19103
(Presidente Schettino – Relatore Bertuzzi)

Svolgimento del processo

Con atto notificato a mezzo dell’ufficiale giudiziario con consegna in data 23 gennaio 2006, la
Provincia di Lecce ricorre, sulla base di due motivi, per la cassazione della sentenza n. 553 del
Giudice di Pace di Campi Salentina, depositata il 29 settembre 2005 e notificata il 28 novembre
2005, che aveva accolto l’opposizione da Cibra Pubblicità s.r.l. per l’annullamento del verbale che
le contestava la violazione dell’art. 23 codice della strada, per avere affisso su strada provinciale un
cartello pubblicitario senza autorizzazione, avendo ritenuto il giudicante che, poiché la opponente
aveva presentato regolare domanda di autorizzazione all’affissione pubblicitaria in data 5 dicembre
2003e la Provincia, ente proprietario della strada, non aveva in alcun modo provveduto nei
successivi 60 giorni né oltre, su di essa si fosse formato il silenzio assenso a mente dell’art. 53 del
regolamento al codice della strada.
La società intimata non si è costituita.
Motivi della decisione

Il primo motivo di ricorso denunzia violazione e falsa applicazione degli artt. 23, 11 codice della
strada, 53 del relativo regolamento e 20 legge n. 241 del 1990, assumendo che, contrariamente a
quanto ritenuto dal giudice di pace, nessuna di queste norme prevede o autorizza a ritenere che nella
specifica materia operi l’istituto amministrativo del silenzio assenso.
Il motivo è fondato.
Questa Corte ha invero già avuto modo di precisare, adottando un orientamento che il Collegio
condivide e fa proprio, che l’istituto del silenzio assenso, in virtù del quale l’autorizzazione
amministrativa richiesta e non emessa nei termini di legge si ritiene accordata, pur essendo previsto
dall’art. 20 della legge n. 241 del 1990 in termini generali, non è di portata illimitata, ma contiene
deroghe per gli atti e i procedimenti indicati nel quarto comma dello stesso articolo, tra i quali sono
specificamente elencati quelli che attengono alla pubblica sicurezza e all’incolumità pubblica; ne
consegue che, per il combinato disposto della predetta norma e dell’art. 23 codice della strada,
l’istituto in parola non è applicabile a questa fattispecie, ove il potere conferito agli enti proprietari
della strada di disciplinare l’installazione di impianti pubblicitari risponde alla necessità di garantire
la sicurezza della circolazione stradale e quindi l’incolumità di persone e cose. I cartelli pubblicitari
lungo le strade non possono essere impiantati in difetto di autorizzazione, per ragioni attinenti alla
sicurezza della circolazione (Cass. n. 4045 del 2011 - Cass. n. 4869 del 2007).
Il secondo motivo di ricorso, che denunzia vizio di motivazione, si dichiara assorbito.
La sentenza impugnata va pertanto cassata in relazione al primo motivo, sussistendone le
condizioni, non apparendo necessari nuovi accertamenti di fatto, la causa va decisa nel merito con il
rigetto dell’opposizione.
Le spese di giudizio liquidate come in dispositivo, seguono la soccombenza dell’opponente.
P.Q.M.
Accoglie il primo motivo di ricorso e dichiara assorbito il secondo; cassa la sentenza impugnata in
relazione al motivo accolto e, decidendo nel merito, rigetta l’opposizione proposta dalla Cibra
Pubblciità s.r.l. Condanna la opponente al pagamento delle spese di giudizio, che liquida in euro
600, di cui euro 100 per esborsi, per il giudizio di merito ed in euro 700, di cui euro 200 per esborsi,
per quello di legittimità, oltre spese generali ed accessori di legge.