domenica 22 aprile 2012

Commercio, due giorni di sciopero regionale

PESCARA. «La festa non si vende». Con questo slogan è stato proclamato lo sciopero regionale dei lavoratori del commercio nei prossimi due giorni di feste nazionali: il 25 aprile festa della Liberazione, mercoledì prossimo, e il 1º maggio, festa dei lavoratori. A farlo sono stati i sindacati regionali del commercio di Cgil, Cisl e Uil.

Con le due giornate di sciopero, Filcams-Cgil, Fisascat-Cisl e Uiltucs-Uil protestano contro la liberalizzazione degli orari di apertura dei negozi.

In Abruzzo, stando ai dati più recenti dell'Osservatorio nazionale del commercio del ministero per lo Sviluppo economico, ci sono 3.255 supermercati, 687 grandi magazzini e 2.486 negli ipermercati. Sono, invece, circa 19 mila gli esercizi commerciali al dettaglio.
«La liberalizzazione delle aperture e degli orari commerciali», affermano i tre sindacati in un documento unitario, «sta già producendo iniziative da parte di diverse imprese del commercio, per lo più della grande distribuzione organizzata, che hanno deciso di stare aperte nelle giornate tradizionali di festa».

«Il 25 aprile e il 1º maggio hanno un valore storico, umano e di grande contenuto culturale», proseguono i sindacati, «e la decisione assunte da alcune imprese di tenere aperti i negozi durante dette festività rischia di cancellare il significato e il valore che queste due giornate rappresentano nella storia d'Italia e nel movimento sindacale nazionale ed internazionale».

I sindacati ritengono che «non ci siano ragioni economiche così forti e dominanti per sacrificare la festa della liberazione e la festa del lavoro».

«Riteniamo, al contrario», sostengono Filcams-Cgil, Fisascat-Cisl e Uiltucs-Uil, «che ci sarebbe un costo sociale alto da sostenere perché si limitano i pochi spazi dedicati al tempo libero, al ricordo, alla celebrazione collettiva di giornate che fanno parte del nostro patrimonio sociale, storico e culturale».

Secondo i sindacati dei lavoratori del commercio di Cgil, Cisl e Uil, inoltre, è «sbagliato e dannoso, come avvenuto in alcuni casi già per le giornate di Pasqua e lunedì dell'Angelo, il ricorso alle aperture festive perché si mercifica e si svuota il senso di queste giornate affermando il falso principio che nulla ha più valore davanti alle ragioni economiche e che la società è libera se è libera di consumare in ogni luogo, in ogni ora e giorno della settimana».

Infine, le liberalizzazioni previste dal cosiddetto decreto Salva Italia del governo Monti, secondo Cgil, Cisl e Uil, «stanno peggiorando le condizioni di chi lavora nel settore commercio, né sollevano l'economia del settore, in forte e crescente sofferenza in un momento in cui diminuiscono i redditi e i consumi».
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Commercio, lo sciopero liberalizzato

Cgil, Cisl e Uil proclamano un’inedita e anomala astensione dal lavoro a difesa del 25 aprile e del 1° maggio 

Voi approfittate delle liberalizzazioni? Noi liberalizziamo le forme di lotta. La risposta dei sindacati alle aperture di negozi, supermercati e spazi commerciali in genere nelle giornate del 25 aprile e del 1° maggio è arrivata: Filcams-Cgil, Fisascat-Cisl e Uiltucs hanno proclamato uno sciopero/astensione dal lavoro per dare ai lavoratori e alle lavoratrici ferraresi la possibilità di starsene a casa o di andare a spasso per festeggiare come si deve due date fondamentali.
Lo sciopero/astensione è una modalità nuova fatta su misura per la Liberazione e la Festa dei lavoratori. Per le festività infrasettimanali (1° gennaio, Epifania 6 gennaio, Lunedì di Pasqua, 25 aprile, 1° maggio, 15 agosto, 1° novembre, 25 e 26 dicembre) il contratto nazionale prevede il pagamento di 1/26 della paga per chi gode della festività; «Se invece vai a lavorare - spiega Giorgio Zattoni, segretario della Uiltucs - si tratta di fatto di lavoro straordinario e come tale puoi rifiutarti di farlo». Con la formula delle libera astensione dal lavoro si fa festa e si conserva il pagamento (1/26) previsto dal contratto.
L’anomalo sciopero è una forma di protesta contro le aperture a tutto spiano e contro la disdetta dell’accordo provinciale del commercio che stabiliva le maggiorazioni retributive per il lavoro domenicale e festivo. A Ferrara è saltato per aria anche quel “patto fra gentiluomini” per tenere al riparo dalle aperture almeno una decina di date tra feste civili e religiose. Bennet e Billa (che ora sta uscendo di scena per lasciare posto a Conad) a Pasquetta sono andati per la loro strada vanificando gli sforzi dell’assessore comunale Deanna Marescotti per fare un patto simile a quello sottoscritto a Reggio Emilia. «A Reggio - dice Zattoni - l’accordo è stato siglato dalle stesse associazioni del commercio presenti a Ferrara, capisco le ragioni della concorrenza, ma lo sforzo fatto dalla Marescotti era importante e richiedeva un po’ di buona volontà da parte di tutti. Da questo punto di vista è apprezzabile la decisione di Coop Estense», che terrà sicuramente chiuso 25 aprile, 1° maggio e 2 giugno.
La disdetta dell’accordo territoriale da parte di Ascon, Confesercenti e Federdistribuzione viene criticato sia nle metodo che nel merito: per Cgil, Cisl e Uil la decisione delle associazioni datoriali è contraddittoria ria in quanto «rende di fatto nulla la contrattazione di secondo livello tanto ricercata dalle imprese stesse in occasione delle prime modifiche apportate nella legislazione del mercato del lavoro».
L’accordo territoriale risale al marzo 2009, quando si doveva fare i conti con la legge Bersani, e prevedeva che davanti a una nuova legge la parte su domeniche e festivi andasse rivista. Ora che siamo in regime di totale liberalizzazione l’accordo sulle maggiorazioni retributive va dunque rivisto. Anche davanti alla disdetta, però, in mancanza di un nuovo accordo, vale quanto già pattuito. «C’ è una clausola di salvaguardia» dice Zattoni, che non nega affatto la necessità di ricontrattare vista la rivoluzione (o involuzione) che è intervenuta. «La nostra idea - afferma Zattoni - è che bisogna andare a maggiorazioni progressive in base al numero di domeniche lavorate». In pratica dopo un tot di domeniche/festività lavorate dovrebbe scattare un ulteriore aumento per il dipendente. Un simile meccanismo potrebbe frenare gli eccessi, poichè l’azienda che apre sempre avrà costi maggiori da sopportare. Ma si può vedere anche il rovescio della medaglia: visto che sarebbe così conveniente aprire di domenica, facciamo in modo che sia più conveniente anche per i dipendenti. Si punta anche a scambiare la domenica lavorata (senza o con una piccola maggiorazione) con un riposo compensativo. Per alcune donne sarebbe una buona soluzione poter disporre di questa alternativa.
Ma per adesso sono in ballo 25 aprile e 1° maggio. In alcuni ambienti di lavoro non sarà facile “astenersi” dal lavoro: « Alcuni lavoratori ce lo dicono chiaramente di temere ripercussioni» afferma Zattoni.
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